L’impresa – Effetto meritocrazia

CULTURA D’IMPRESA. A colloquio con Claudio Ceper, presidente del Forum della Meritocrazia

 
Essere meritocratici conviene. Le organizzazioni che adottano processi di valutazione delle performance dei lavoratori, atte a individuare e promuovere i talenti, raggiungono risultati economici-finanziari migliori e creano valore d’impresa
 
In pochi hanno il coraggio di fare certe domande. Ad esempio, quanto è credibile il management di un’azienda o quanto siano riconosciuti i meriti individuali. Eppure, in tutti i campi, se non si misura lo stato dell’arte, è impossibile stabilire un piano di miglioramento. Ma il punto è proprio questo: la volontà di assumersi la responsabilità di attivare un cambiamento, che indolore non è. A indagare la voce “meritocrazia” nelle aziende per la prima volta in Italia è l’indagine “Leadership & Meritocrazia”, promossa dal Forum della Meritocrazia e condotta dal Great Place to Work Institute Italia, resa pubblica lo scorso novembre. Hanno risposto ben 16.000 lavoratori di 43 aziende che hanno avuta la lungimiranza di aderire all’indagine. Sui quattro indicatori di valutazione della qualità del management – credibilità; riconoscimento del merito; valorizzazione delle persone; spirito di collaborazione – il gap sulla percezione generale emerso è del 16% rispetto alle 35 aziende Best Italia, del 24% rispetto alle 25 Best Europe, del 25% rispetto alle 25 Best Global. Un’ulteriore analisi, condotta da Doxa 2.0 su un campione del settore pubblico e privato, misura un gap addirittura del 50 per cento. 
 
Ne parliamo con il presidente del Forum della Meritocrazia Claudio Ceper, una lunghissima carriera in Egon Zehnder, ora medico delle carriere, come ama definirsi, e profondamente impegnato – in maniera volontaria, come tutti gli altri consiglieri – nell’opera di diffusione di una nuova cultura d’impresa. 
 
Dai dati emersi dall’indagine, sembra che si sentisse proprio il bisogno di un’associazione a presidio della meritocrazia…
 
Lo so, in effetti, è un paradosso. Quando circa un anno e mezzo fa abbiamo fatto una ricognizione a livello europeo, abbiamo dovuto prendere atto che nessun paese ha un’associazione preposta al merito. Non è semplicemente una issue. È connaturata al lavoro e alla vita, probabilmente anche grazie a una cultura protestante che consente la differenziazione tra le persone… In Italia non è così, purtroppo. Il merito va insegnato, diffuso e applicato.
 
È questo l’obiettivo del Forum? Ed è il momento giusto? 
 
Sì, è quello di promuovere una cultura del merito e trasformare un paese non meritocratico in meritocratico. È una questione di sopravvivenza, ormai, per il paese e quindi è improrogabile. Ma non possiamo illuderci, ci vorrà il tempo di una generazione per vedere i risultati. I Millennials cambieranno davvero le regole, perché hanno bisogno di forti valori per competere col mondo intero. Per questo è così importante partire dalla scuola.
 
Ma la meritocrazia si può insegnare?
 
Ne siamo convinti. I principali luoghi di apprendimento dovrebbero essere le scuole e le famiglie. Le prime devono tornare a essere scuole di vita, non solo di nozioni; le seconde devono smetterla di giustificare i figli e spianare loro la strada. Tutte le persone di successo che ho incontrato nei miei anni di lavoro da head hunter avevano alle spalle genitori severi.
 
A proposito, com’era l’ambiente in Egon Zehnder?
 
Assolutamente meritocratico ed etico. Tra chiudere un progetto, danneggiando il cliente, e rallentarne la conclusione per agevolare il cliente, era doveroso scegliere la seconda strada. E non abbiamo mai portato via a un’azienda una persona che le avevamo procurato in precedenza… È stata una grande scuola e ho visto il meglio del mondo imprenditoriale, direi all’85% meritocratico…
 
Che non è la realtà del paese, purtroppo
 
È così, ma il processo di selezione naturale è inevitabile. Oggi nelle aziende domina ancora una mancanza di assunzione di responsabilità. Una pessima abitudine che, a mio avviso, deriva da un mix micidiale di cultura catto-comunista e di cultura sindacalista, che azzerano le differenze in nome dell’uguaglianza.
 
Intende dire che premiare il merito significa implicitamente riconoscere il demerito? 
 
Certamente, sono due facce della stessa medaglia. Jim Collins, nel libro Good to great, analizza le caratteristiche delle aziende best performer negli Usa. Ebbene, sono le migliori perché sono guidate da leader con due caratteristiche comuni: l’umiltà e la focalizzazione nel raggiungimento degli obiettivi. Voglio dire che se non riconosciamo e facciamo emergere le donne e gli uomini migliori non avremo mai aziende in grado di competere. 
 
Quindi abbiamo un problema di leadership in Italia?
 
È indubbio. I primi danni li facciamo nelle scuole primarie, poi li peggioriamo nelle scuole secondarie e, per finire, le famiglie e la mentalità imperante. Tutti uguali e sempre più disoccupati. Io credo che il declino del nostro paese sia iniziato nel 1963, quando Fanfani ha iniziato a nazionalizzare, ad esempio, l’energia. Il resto l’ha fatto il ’68 con una generale deresponsabilizzazione, di cui paghiamo ancora oggi le conseguenze.
 
Quali sono le priorità su cui agire?
 
Il Forum della Meritocrazia si è concentrato su tre priorità. Il mondo della scuola, dove abbiamo avviato un programma di mentoring, che vede in campo una trentina di mentor, tra head hunter, Hr director e manager, e gli studenti di materie umanistiche di tre atenei: Università degli Studi di Milano-Bicocca, Università dell’Insubria e di Parma. A fronte di autocandidature, abbiamo selezionato 20 ragazzi per ciascun ateneo e intendiamo portarli a fine anno scolastico 2015 pronti per entrare nel mondo del lavoro con una chiara consapevolezza di che cosa sia il merito e di come vada riconosciuto. E, faccio notare che tra i candidati ci sono più donne che uomini. 
 
Significa che le donne hanno una maggiore consapevolezza?
 
Più che consapevolezza, noto che le giovani donne hanno, in media, una determinazione e una tenacia superiori ai colleghi maschi. E la crescente presenza femminile nel mondo del lavoro non può che migliorare l’ambiente, perché l’introduzione di diversità sempre innesca un processo di confronto costruttivo e qualificante. L’abbiamo notato anche in Bocconi, dove sono Board Member Baa Career Advice Area: l’introduzione di studenti e docenti stranieri ha innalzato il livello medio. 
 
Qual è il vostro impegno nei confronti delle imprese?
 
È il secondo fronte su cui ci stiamo concentrando. Abbiamo avviato una collaborazione con Great Place to Work Italia, che ha portato alla prima indagine sul livello di meritocrazia e nelle organizzazioni e nelle società, che naturalmente avrà un seguito e altre edizioni, in modo da monitorare la situazione. Per cambiare la cultura bisogna agire sia dal basso – partendo dalle scuole – sia dall’alto, cioè dal top management per introdurre nuove regole all’interno delle aziende. Ecco perché abbiamo appena lanciato il Programma Meritocrazia nei Cda, di cui è responsabile Domenico Zaccone, leader di impresa e consigliere del Forum(v. pdf in allegato).
 
Non vi sarete dimenticati della pubblica amministrazione, vero tallone d’Achille del paese?
 
Non ce la siamo affatto dimenticata, anzi! Stiamo lavorando per creare un gruppo misto sulla meritocrazia in Senato, ma questo è un obiettivo a medio termine. Mentre, in questi primi mesi del 2015 lanceremo uno strumento di misurazione del merito a livello paese, il “Meritometro”, che potrebbe far ingranare la marcia giusta alla pubblica amministrazione. Si tratta di un sistema di verifica, costruito su un set di indicatori della meritocrazia riconosciuti a livello internazionale, messo a punto da Giorgio Neglia, direttore di ricerca dell’Associazione Management Club, e un’équipe di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ci permetterà di attestare lo stato dell’arte del nostro paese e di effettuare un benchmark internazionale, e individuare le aree di miglioramento su cui intervenire.
 
Quali sono gli obiettivi a cinque anni dal Forum?
 
Mi riterrò soddisfatto se a medio termine saremo riusciti a contribuire alla moralizzazione della vita pubblica, all’efficientamento del sistema paese, a un maggior rispetto tra gli individui.

Anche tu puoi contribuire al riconoscimento del merito