Corriere Imprese – Il merito in azienda, una forza propulsiva che genera il ben-fare
- 10 agosto 2015 Notizie Rassegna Stampa
Regole, pari opportunità e attrattività per i talenti, «Fiducia e responsabilità sono asset strategici».
Nel dibattito sui temi del merito come valore da perseguire e praticare in ogni ambiente di lavoro, ospitiamo questo intervento di Elena Mauro, consigliere del Forum della Meritocrazia, business consultant indipendente e componente del comitato scientifico di Corriere Imprese.
di Elena Mauro
Parlare di merito in Italia è sempre una questione spinosa. Appena si cita la parola in azienda si levano osservazioni e lamentele su sistemi di valutazione, corsie preferenziali in virtù di relazioni, mancanza di pari opportunità, poca valorizzazione dei talenti. E non è un caso che tra i pilastri del Meritometro (primo indicatore quantitativo di sintesi e misurazione dello «stato del merito» in un Paese – vedi qui) ci siano regole, trasparenza, pari opportunità, attrattività per i talenti.
La domanda da porsi è: cosa vogliamo di diverso e per quale obiettivo?
Integrare il merito come valore dell’azienda e della cultura aziendale significa di fatto perseguire il duplice obiettivo e di far prosperare l’azienda e del ben-essere delle persone, che tipicamente genera il ben-pensare ed il ben-fa-re. E quando si lavora bene e in armonia si crea valore per il sistema azienda, per il business ecosystem di riferimento e per il Paese.
Vuol dire fare del merito una forza propulsiva per il buon funzionamento e lo sviluppo dell’azienda invece che una forza elettiva che premia pochi a fronte di sistemi di valutazione percepiti come parziali e che spesso creano competizione al posto di collaborazione. E per perseguire l’obiettivo bastano fiducia e responsabilità diffuse.
La fiducia per le aziende è considerata ormai un asset strategico, al pari di quelli che si scrivono nel bilancio e che ne costituiscono il patrimonio. La responsabilità va agita e dall’azienda e dal collaboratore: la prima è chiamata a far emergere il potenziale del suo sistema in termini di creatività ed innovazione, ad investire per abilitare le persone e l’organizzazione a manifestare i talenti, ampliare conoscenza e rafforzare competenze; il secondo è chiamato a rendersi consapevole delle proprie preferenze e passioni, a coltivare i propri talenti ed agirli quotidianamente nel suo lavoro.
La fiducia sostiene la visione e la realizzazione della strategia, mantiene l’azienda nell’apertura al nuovo, la rende resiliente all’incerto: apre possibilità nel movimento verso gli obiettivi e fa trovare risorse a volte in modi inaspettati e non convenzionali.
La responsabilità rende l’azienda fluida nei processi, proattiva e collaborativa, permette di imparare dall’esperienza e dagli errori e fa dei singoli dei leader nel proprio ruolo.
Ci sono oggi aziende che non scelgono gli «Alti Potenziali» in base al sistema formale di valutazione o a specifiche sessioni di assessment, bensì aprono programmi per alti potenziali a tutti coloro che vogliono candidarsi e poi valutano chi ne farà parte in base ad un processo di selezione e valutazione trasparente e dalle regole dichiarate.
Anche al collaboratore che ha avuto una valutazione di performance non brillante viene data l’opportunità di candidarsi, e di essere valutato in modo più ampio rispetto ai suoi obiettivi, ai suoi talenti ed ai percors possibili in azienda.
Questo è ad esempio uno dei modi per creare una cultura del merito ed avere persone coinvolte e motivate, che guardano con fiducia e possibilità al proprio presente e futuro in azienda e che in modo naturale portano il ben-pensare ed il ben-fare nel loro quotidiano. E’ offrire pari opportunità a tutti, indipendentemente da genere, età, ruolo, esperienza professionale ed aziendale. E’ dare e darsi la possibilità di scoprire talenti.
Come diceva Alan Turing, «Talvolta sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare…».
Il merito dunque come valore per la «durability» dell’azienda, ovvero per la sua sostenibilità nel tempo.
Uno dei cinque pilastri analizzati per valutare la reale sostenibilità delle aziende è infatti quello del Capitale Umano: si considera l’investimento dell’azienda nel curare il ben-essere dei propri dipendenti favorendone lo sviluppo professionale e di carriera.
Il merito come valore per la leadership oggi: il leader è chiamato a tracciare la direzione e sup- portare i collaboratori affinché emerga il potenziale dei loro talenti finalizzati al raggiungimento degli obiettivi e all’innovazione. E con questa leadership si realizzano e governano le aziende che vogliono offrire il miglior prodotto al miglior mercato.
Trasparenza, conoscenza, condivisione, competenza, talento, collaborazione sono gli elementi chiave per essere oggi un’azienda che prospera nel tempo: e la cultura del merito ne è l’abilitatore, l’amplificatore, il diffusore ed il collante.