La fuga dei capitali (umani)

di Massimo Donelli

Chi ha stravolto la legge sul rientro dei cervelli in Italia, rendendola, di fatto, inutilizzabile?
  1. Silvio Berlusconi
  2. Mario Monti
  3. Matteo Renzi
La risposta nelle conclusioni dell'articolo.

Allora, cominciamo dai numeri.  Già, i numeri…  Non ci sono

Nessuno sa dire – con certezza – quanti talenti italiani abbiano fatto controvoglia la valigia portando insostituibili capacità e preziose sinapsi all’estero.

C’è solo una stima, terrificante. Dice che tra il 2010 e il 2020 saranno almeno 30 mila i cervelli tricolori sparsi per il mondo.

Gente di prim’ordine, formata in Italia, specializzatasi all’estero grazie al sostegno delle famiglie, desiderosissima di tornare, ma costretta a emigrare per l’evidente disparità di trattamento (retributivo, fiscale e carrieristico) che affligge tanto i manager quanto gli accademici.

Detto in altri termini, una fuga di capitali (umani), un gentile omaggio neuronale di cui beneficiano Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Canada, Svizzera e compagnia bella.

Ben contenti, ovviamente, di ingaggiare cervelli top, divenuti tali anche grazie ai contribuenti italiani che finanziano la pubblica istruzione.

Impossibile indurre a tornare la meglio gioventù (per citare il titolo di un famoso film)?   No.

Tanto che nel 2010 è stata fatta una legge, la numero 238, chiamata Controesodo, fortemente voluta da due esponenti del Partito democratico, Alessia Mosca e Guglielmo Vaccaro, e approvata, in modalità bipartisan a larga maggioranza.

La Controesodo garantiva, per tre anni, un bonus fiscale del 70% agli uomini e dell’80% alle donne, purché laureati, nati dopo il 1969 e con almeno due anni di esperienza oltre confine. Unico obbligo: restare in Italia per almeno cinque anni. Altrimenti? Addio beneficio. E con effetto retroattivo: ovvero, se te ne vai prima, mi devi restituire il bonus, con interessi.

Bello no?   Bello e utile.

Pensate che, secondo i dati diffusi dal Forum della Meritocrazia, guidato da Claudio Ceper, con la legge 238 c’è stato perfino un vantaggio in termini di Prodotto interno lordo (Pil): almeno 500 milioni di euro aggiuntivi, generati, appunto, dal rientro dei talenti (solo nel 2013 sono stati 1.678; si stima un totale di 8mila); che, infatti, hanno un reddito medio di 63.684 euro, cioè quasi il triplo rispetto ai valori nazionali (infatti, il 77% ha una retribuzione tra i 100 mila e i 500 mila euro, il 23% guadagna fino a 100 mila euro).

E tutto questo a costo zero per lo Stato.

Perché, come ha spiegato Patrizia Fontana, consigliere del Forum della meritocrazia, a Panorama, “in assenza dello sgravio queste persone non sarebbero rientrate e il loro reddito sarebbe stato tassato in un altro Paese”.

Mica male, vi pare?

E, infatti, nel 2014 si decide una proroga fino al 2017.

Ma, con un pasticciato colpo di mano, quella legge, a settembre 2015, è stata stravolta.

E con essa la proroga approvata appena nove mesi prima!

A spazzar via la 238 è stato il decreto legislativo 147, battezzato Decreto internazionalizzazione, che, ha scritto Il Sole 24 Ore spedisce in soffitta dopo soli quattro anni effettivi di vita una delle norme considerate più innovative per incentivare il ritorno dei profili altamente qualificati in patria”

Infatti, il 147 stabilisce che:
  1. il bonus è ridotto al 30% per tutti (inclusi i destinatari di Controesodo
  2. può averlo chi: a) ha vissuto all’estero nei cinque anni precedenti; b) si impegna a restare in Italia per almeno due anni; c) è nato anche prima del 1969.
  3. anziché per tre il bonus varrà per cinque anni.
  4. chi si è trovato in mezzo al guado (ossia chi ha scelto di rientrare nel 2015, a cavallo dello stravolgimento) può scegliere: due anni di bonus secondo la 238 fino al 2017 oppure cinque anni di bonus secondo il 147.

Capita la differenza?

Tutto chiaro?

Bene.

Adesso provate a indossare altri panni, quelli di chi ha letto del colpo di mano sulla 238 e, sfogliando la margherita (“Torno-non torno-torno-non torno…) sta rimuginando sul 147.

Come vi sentite?

Fiduciosi?

Fiduciosi nello Stato capace di cambiare idea nel giro di nove mesi?

Fiduciosi nello Stato capace di mettere in crisi migliaia di persone che, sulla base di un patto ben preciso, hanno stravolto la loro vita per rientrare nel Paese d’origine?

Oppure non siete affatto fiduciosi e nei confronti dello Stato vi vengono mille, legittimi dubbi?

Anche senza essere un indovino, conosco la risposta…

A proposito di risposte…

Ecco, come promesso, quella esatta relativa al quiz iniziale: C. Matteo Renzi.

Proprio lui, l’araldo della buona scuola…

Sorpresi?

Anch’io.

Tanto che chiudo in perfetto stile renziano: #matteoripensaci

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