Le dinamiche delle infiltrazioni criminali nell’economia: rischi e rimedi

La Meritocrazia ha l’obiettivo di far prevalere le virtù, i talenti e le buone pratiche a scapito dei clientelismi e dei comportamenti malavitosi. A tale scopo pubblichiamo una sintesi dell’articolo del Consigliere del Forum della Meritocrazia Michele Vitali, sulla conferenza organizzata a Milano lo scorso 21 marzo dall'Università Cattolica del Sacro Cuore, da Transcrime e da Anfaci, per diffondere la cultura del riconoscimento del merito e i rimedi per la lotta alla criminalità organizzata

Articolo di Michele Vitali 
pubblicato da AMMINISTRAZIONE PUBBLICA che ne ha concesso la
pubblicazione della sintesi al Forum della Meritocrazia

La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine
(Giovanni Falcone)

Successo sotto ogni punto di vista per la conferenza organizzata congiuntamente dall'Associazione Nazionale dei Funzionari dell'Amministrazione Civile dell'Interno (ANFACI) e dal Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore (TRANSCRIME), con oltre 270 partecipanti ed una quarantina di giornalisti accreditati.

Il Prorettore Zoboli apre la giornata porgendo gli onori di casa, con un breve ma incisivo discorso che non rifugge certo dalle responsabilità che il mondo accademico deve cogliere.
Il “sistema illegale Italia” viene stimato in 140 miliardi/anno di “risorse disponibili”.
La valutazione dell’impatto di questo potere d’acquisto movimentabile dalla criminalità non andrebbe però fatto come cruda percentuale aritmetica (pari al 7% circa) del PIL italiano, bensì andrebbe parametrato alla “Risorse specifiche” del PIL del solo “settore pubblico”.
Zoboli propone come raffronto, un Paese europeo di medie dimensioni, la Danimarca, che è sempre tra le prime 3 posizioni mondiali delle Countries “felici”, e stabilmente tra i primi 3 punteggi delle classifiche annuali di “Corruzione percepita” elaborate da Transparency. Ne consegue che le risorse manovrabili dal “sistema illegale italiano” risultano perciò comparabili alle “finanze pubbliche” che una “Patria felix” come la Danimarca mette a disposizione dei suoi felici cittadini. Una illegalità di queste dimensioni genera sia rischi criminali, sia ulteriori rischi sistemici che rendono complicato trovare i “Punti di attacco” all’ingranaggio perverso di: economia marginale > economia illecita > criminalità > riciclaggio > evasione fiscale.
La governance richiede non solo formalismo, ma collaborazione reale di tutti gli stakeholders. La collaborazione che può offrire l'Università Cattolica di Milano è quella della ricerca applicata, con diagnostica precoce di nuovi trends che possano identificare le evoluzioni criminali nelle prime fasi. I potenziali soggetti di reati da “White Collars” escono proprio dalle università, e che, fatta salva l'evoluzione “Hi-Tech” in corso, i docenti e l’ambiente universitario devono preparare gli studenti alle sfide e ai rischi che incontreranno nella vita.

PRIMA SESSIONE Quali rischi e come misurarli? Il contributo della ricerca, dell’azione penale, amministrativa e delle imprese Presiede: Ignazio Portelli, Commissario dello Stato per la Regione Siciliana e Presidente ANFACI

Il Presidente ANFACI, Prefetto Portelli, apre i lavori ricordando le accresciute competenze delle mafie, favorite dalla zona grigia. Una questione estremamente importante attiene alla debolezza del sistema pubblico e dalla inesistenza o scarsa incidenza della rete di controlli istituzionali, politici, sociali e professionali. Ciò impedisce azioni coerenti ed inequivoche di contrasto. Il contrasto è un percorso ad ostacoli, tra le insidie vi è anche quella dei paladini alla lotta alle mafie per schermare i loro interessi ed affari illegali.

Claudio Sgaraglia (Prefetto di Milano) riferisce buone notizie sul fronte dei nuovi metodi di analisi predittiva. Sta avanzando con aumentata efficienza il “gruppo interforze” che collabora con Transcrime della Università Cattolica nella analisi dei 30 fattori individuati dalla Prefettura ambrosiana come “segnali” particolarmente validi di rischiosità. Richiede di estendere se possibile la collaborazione di Transcrime col Viminale.

Ernesto Savona (Direttore di Transcrime) ritiene che Il regolamento EU 2018/1805 sul “riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e confisca”, basato proprio sul Trattato per il funzionamento dell’UE all’articolo 82 è un passaggio cruciale nel prosieguo della lotta a livello continentale. In Italia, all’avanguardia in termini di esperienza di sequestri e confische, non si fa abbastanza su due punti specifici per:
  1. letteralmente “togliere acqua ai pesci”, e cioè togliere liquidità ai criminali;
  2. pubblicizzare sia i discorsi, che le azioni effettuate con i risultati ottenuti.
La risposta migliore alle criminalità che governa aree ed economie locali consiste:
  1. aumento ulteriore dell’analisi con i migliori e più avanzati strumenti possibili;
  2. aumento del lavoro di “intelligence” qualitativa sul territorio, perché la sola azione penale non può risolvere i problemi, funzionando da deterrente ex-post.
Ogni apertura di nuove fonti di conoscenza, come la recente aggiunta della Università di Catania agli studi di Transcrime, è una iniezione di idee e di specifiche conoscenze. Altri Paesi della EU quasi faticano a seguire l’Italia come capofila delle attività: Germania e Francia sono oramai ben allertate e producono e scambiano statistiche interessanti, ma per ora limitate al settore classico delle truffe. Dall’Italia, inviamo significative informazioni ad altri Paesi, nell’ordine: Spagna, Germania, Lituania e Belgio. Resta però il fatto che i sequestri e le confische transfrontaliere hanno avuto un picco nel lontano 2014, mentre ora sembrano stabilizzate se non addirittura in leggero calo.

Bruno Corda (Prefetto, Direttore della ANBSC) Il nostro Articolo 416-bis è unico a livello mondiale, e ci richiedono di presentarlo in Conferenze qualificate non solo in Europa, ma addirittura in Qatar, ove sono sensibili ad ogni esperienza qualificata per contrastare le mafie di importazione. La stessa azione nell’Anticorruzione è un cosiddetto “cavallo di Troia” che trascina alcuni Paesi verso una attività di sequestri e confische di beni di origine sospette. La prima a copiarci è la Francia da circa 2 anni, con alcune variazioni dovute a regolamentazioni locali, ma l’Italia resta l’unico Stato al mondo a tentare la impegnativa strada di gestione delle aziende soggette di provvedimenti della ANBSC. L’uso “sociale” dei beni sottratti alla criminalità è veramente un elemento stravolgente contro le logiche del malaffare e del riciclaggio, benché ciascun caso si presenta con aspetti tecnici diversi ed è quindi veramente difficile operare i primi passi con successo. Il messaggio verso le comunità locali è fortissimo, perché si presenta finalmente un “valore di restituzione” dello Stato alla popolazione che ha sofferto in passato, e che merita compensazione mediante l’utilizzo dei beni e/o il riassorbimento di lavoratori a rischio o già in disoccupazione, i quali possono quindi rientrare nell'economia legale. Le cifre sono disponibili nelle Relazioni della ANBSC, il percorso è ovviamente difficile: ben 2000 su 2200 aziende in carico a procedure non avevano caratteristiche idonee ad almeno tentare la sopravvivenza oppure l’uscita da procedure (pre-) concorsuali. Le 200 entità residuali stanno cercando il rilancio, prevalentemente con l’utilizzo della formula di cooperativa di lavoratori all’interno della azienda, con formulazioni di affitto di ramo d’azienda o altre ancora. Le tipologie di forma giuridica delle entità nell’ambito ANBSC sono significative della struttura prediletta dalla criminalità per operare sul territorio italiano: in oltre il 60 % dei casi si tratta di srl a bassa o minima capitalizzazione, più presenti le snc (19%), mentre rari sono i consorzi (4%) e le spa. La penetrazione della malavita all’interno di un “involucro legale” preesistente si svolge spessissimo con forte indebitamento, bancario e/o parabancario, accoppiati ad ulteriori debiti da altre fonti (sospette, spesso in rifinanziamento a tassi effettivi astronomici), con in più ampi ritardi verso la P.A. e, ove ci siano lavoratori, verso la previdenza pubblica. Si nota sempre un bassissimo livello di “Equity” (capitalizzazione in senso stretto), strumentale alla successiva ripresa a basso costo da parte di parenti o conniventi. In realtà, ben 63% delle aziende sotto l’ombrello ANBSC non sono mai esistite sul mercato dell’economia reale, servendo quindi solo per schermatura o riciclaggio. Addirittura, il 3% sono esistite solo “sulla carta”, ma inesistenti o totalmente irregolari in CCIAA e quindi usate per interposizione o false offerte in ambito di gare ed appalti. In questo caso, è cruciale la mossa di immediata cancellazione in fase giudiziale. Infatti, invece che procedere con il fallimento, si deve preferire l’annullamento tout-court, una manovra che causa automaticamente l'esposizione degli amministratori e gestori “di fatto”, con effetti giuridici e penali cruciali e, soprattutto, immediati. Un ulteriore 27% di aziende supera almeno una prima verifica di “soglia di legalità minima”, ma poi necessitano di ulteriori verifiche della singola legalità (certificazione prodotti, conformità impianti e quant’altro) per operare nel mercato di riferimento. La dimensione prescelta dalla criminalità per le proprie srl permette usualmente di posizionare le singole entità sotto la soglia dei 15 addetti, così da aggirare le regole dello Statuto dei Lavoratori, che risulta ovviamente un vicolo immediatamente applicabile alle imprese di dimensione superiore. Il rilancio di aziende porterà una riduzione dell'evasione previdenziale e fiscale, con recupero di “consenso” a livello locale, potendo vantare la riassunzione regolare di lavoratori prima in “nero” o in posizioni ambigue, che invece potranno avere un posto di lavoro legale e significativo. Infine, raccomanda il Prefetto Corda, deve esser chiaro a tutti che le mafie non prestano denaro in ottica di semplici interessi per remunerare il capitale in maniera classica; in realtà, investono capitali opachi per agganciare ulteriori entità pulite in difficoltà o anche solo in stasi da tempo, per poi ricattarle ini futuro con ulteriori proposte di business.

SECONDA SESSIONE: I casi reali
Presiede: Laura Lega, Prefetto, Segretario Generale ANFACI e Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero
dell’Interno

Il Prefetto Lega menziona in apertura l’emissione di ben 13 interdittive antimafia nel 2020 quando era a capo della Prefettura di Firenze, una piazza a prima vista “anomala” per la mafia. Sono tre i canali su cui si involve ogni sistema economico per diventare “irregolare” e criminale:
  1. Economia legale: profitti e fatturati in “nero”, evasione ed esportazione capitali;
  2. Economia basata su Risorse Pubbliche: corruzione come “modus operandi”;
  3. Attività di sostegno a soggetti privati “in difficoltà” con riciclaggio ed usura.
Sono tutti fenomeni che vengono approcciati e risolti in maniera significativa dalla criminalità con azioni evidentemente rapide e di natura stragiudiziale, a prezzo della legalità. È perciò essenziale colpire subito le entità private già in fase “patologica”, così da evitare la contaminazione a livello di sistema locale. Si agisce valutando il grado di compromissione già in corso su alcuni esponenti e si opera di conseguenza.
Il duplice obiettivo è:
  1. Rimettere lo Stato di fianco al sistema economico locale, con norme e procedure avanzate già sviluppate in Italia da decenni, ma poco operative;
  2. Applicare gli strumenti già esistenti per contrastare le nuove criminalità, rendendo conveniente operare in una situazione di legalità riconquistata dalle aziende sanificate, mentre viene aumentata la visibilità di imprese ed attività che non operano in perfetta sintonia con la legge, così da renderle inavvicinabili da altre controparti (clienti e fornitori) che vogliono restare sane.
L’ANFACI potrà supportare e fungere da laboratorio per le attività di contrasto attivo.

Francesco Calderoni (Transcrime). Le mafie cercano da sempre una Legittimazione “umana”, ma le nuove tecnologie permettono di studiarne le mosse grazie alla emersione di segnali di rischiosità. Vengono mostrate alcune slides del Sistema di analisi sviluppato da Transcrime, che evidenzia i chiari gruppi di variabili soggette a potenziali “Red or Yellow Flags”. Lo studio è sviluppato su oltre un milione di soggetti giuridici (tra 1 e 100 addetti) registrati in Lombardia, incluse anche piccole entità locali di multinazionali, verificando i fattori “flaggati” con le 106 interdittive antimafia emesse tra 2018-2023 nella sola Provincia di Milano. I risultati verificati sono sorprendenti (ma non troppo): già solo 3 indicatori su 30 appaiono nel 70% delle segnalazioni e spingono già ogni nominativo in area “rischio”, includendo:
  1. strutture societarie complesse, spesso domiciliate allo stesso indirizzo di un professionista;
  2. anomala presenza di componenti femminili in posizioni formalmente apicali;
  3. età anomala di alcuni membri apicali e/o di procuratori con firma legale.
  4. settori implicitamente esposti a infiltrazioni o geograficamente identificati;
  5. processi penali di esponenti o omonimi in aree geografiche significative;
  6. import da Paesi in “Grey List” o anomali dal punto di vista fornitura di beni;
  7. export verso Paesi in “Grey list”, anomali per tipologia di beni e utilizzatori finali.
Alessandra Dolci (Procuratore Aggiunto DDA, Procura di Milano) In un solo secolo, l’evoluzione economica dal settore agricolo (primario) ad industriale (secondario) ed ora verso il “terziario spinto” (servizi di ogni genere) genera più possibilità di sovrapposizione mafiosa nelle situazioni di esternalizzazione operativa, causata da pressione sui margini operativi I gruppi più grandi si trovano a decidere tra la delocalizzazione di impianti in Paesi terzi, o di esternalizzazione di alcune fasi di lavorazione nelle quali prevale una maggiore intensità di manodopera, con spin-off verso PMI indipendenti che accettano una minore redditività. Il “modello di impresa” del XXI secolo ricerca
sempre maggiore flessibilità di volumi e condizioni: si affida perciò ad aziende minori fornitrici di semilavorati o servizi a costo totale inferiore, per esempio a cooperative con manodopera competitiva, e quindi con allettanti risparmi anche su oneri previdenziali. Ciò porta a danneggiamento complessivo per il sistema nazionale, sia dell’Erario per le ridotte entrate fiscali, sia per la previdenza e la Sanità, con ridotti versamenti contributivi. La prevenzione di arricchimento illecito passa anche dalle indagini patrimoniali che fanno emergere serie interminabili di “prestanomi”, purtroppo anche di professionisti di non irrilevante levatura.

Darco Pellos (Prefetto di Venezia, già Prefetto di Trapani) In Sicilia, già dal 1994 coi primi sequestri ed arresti di funzionari mid-level, maturò finalmente una sensibilità che non è solo sociale, ma oramai umana. La pronta reazione giudiziaria portò alla esposizione mediatica dei meccanismi decisionali e dei “referenti”, con un calo consistente di commesse pubbliche, e crisi economica a livello regionale. La mafia cercò allora un modello di appoggio da definire “extra-associativo”, con cessione a privati di alcune attività per poter poi ricominciare col ciclo di accumulo illecito di ricchezze e potere. La compromissione delle nuove strutture è spesso quasi immediata, favorita dal fatto che le c.d. tangenti pagate al sistema locale sono inferiori ai prelievi dei managers stessi, nonostante vengano da essi sottoscritte varie “Carte degli impegni aziendali” a protezione delle procedure interne. Un caso emblematico a livello nazionale fu la “Calcestruzzi SpA” (ex-Ferruzzi), 38 anni di vicissitudini per approdare nel 2010 ad una cessione ad una “coop libera”. Fondamentale fu l’azione del Prefetto Fulvio Sodano. In Sicilia c’è ancora un aspetto quasi militare del problema mafioso, ma c’è vera imprenditorialità favorita da una liquidità generata da una Regione a Statuto Speciale. La risposta dello Stato per ricondurre la situazione ad una economia “reale” e non “fittizia” è forte: ben 53 Informazioni interdittive prodotte nell’ultimo biennio a livello provinciale di Trapani. Resta cruciale la sinergia con la società civile locale: la costituzione di capitali illeciti transita quasi sempre attraverso il sistema classico delle “fatturazioni false” anche con compiacenti professionisti.

Raffaele Ruberto (Prefetto di Torino a.r.) Per loro stessa natura, le pratiche illegali sono “demolitorie” del livello di attenzione da parte del sistema economico. Solo col controllo giudiziario e con la collaborazione volontaria si riesce ad invertire il fenomeno e far ripartire un ciclo virtuoso. Con le interdittive di mafia si genera una ulteriore assunzione di responsabilità per i vari attori del cambiamento, visto che non è possibile motivare una rinascita aziendale se prima non si agisce con uno strumento veramente shock. Si sta comprendendo l’importanza di affiancare nuove competenze in sede di nomina di esperti da parte dei Tribunali, che non possono essere solo di formazione giuridica. Negli ultimi due casi importanti di C.I.A a Torino, sono stati affiancati profili di aziendalisti, che hanno così iniettato sofisticate competenze gestionali ed alcune sottigliezze finanziarie sui flussi di cassa giornalieri. La “231” può portare risultati positivi se l'azienda ha la propria ragione di esistere con profitto sul mercato aperto dell’economia reale; è ovvio però che, al momento di una cessione a gruppi sani, finiranno per emergere “falsi operai” assunti solo per copertura mafiosa, ma mai presenti. Da valutare infine la introduzione di competenze in funzioni aziendali inserendo elementi della GdF, per portare “protocolli di legalità” all’interno di PMI con la massima celerità ed impatto.

TERZA SESSIONE I casi Presiede: Vincenzo Salamone, Presidente TAR Campania

Ricorda che, durante gli esami e concorsi di ammissione/abilitazione a funzioni nei TAR, è emersa la drammatica scarsa conoscenza da parte dei vari candidati della evoluzione della normativa antimafia che da oltre mezzo secolo contrasta la criminalità organizzata. I grandi avanzamenti avvennero negli anni 1965, 1982 e 1994, non a caso in occasione di eventi drammatici di vita nazionale. Ci fu una conseguente presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica, e quindi aumentò la pressione sui legislatori e sul potere esecutivo. L’evoluzione ha seguito un filo logico, passando dalle singole misure interdittive di antimafia, alle procedure di contrasto amministrativo, fino alle misure di scioglimento di Comuni con infiltrazioni criminali, con relativo forte impatto sui media nazionali. Il rischio sorprendente proviene dalla pronuncia della Corte EU e riguarda le misure di sicurezza e prevenzione contro le persone sospettate/indagate. Per “carenza di tipicità (…continentale, diremmo noi)”, la Corte EU non sembra né comprendere la situazione delle infiltrazioni criminali oramai internazionali, né apprezzare la fortissima esperienza italiana, veramente “battistrada” a livello mondiale nel contrasto alle mafie transfrontaliere. Si dibatte a livello Corte EU, sul problema di qualificazione, se è puramente “sanzionatoria” oppure se è realmente “cautelare/preventiva”, fondate su elementi predittivi di futuro rischio di reato basati sugli avanzatissimi studi italiani. Anche il Consiglio di Stato e la Cassazione si erano interessati su specifici problematiche di ambito civile e settoriale, ma oramai l’ordinamento è da considerare consolidato su base cassazionale, e perciò siamo finalmente ben oltre il momento di svolta ed entrati in fase di piena applicazione. Le varie Commissioni hanno spesso evidenziato la necessità di attenuazione della norma draconiana della “interdizione a contrarre con la P.A.”, considerata una norma che conduce all’ergastolo imprenditoriale. In realtà, la questione va valutata sotto i due aspetti, ben differenti di “occasionalità” del comportamento del singolo imprenditore, che è ben diversa dalla “bonificabilità” delle aziende sistematicamente strumentali. Queste ultime mantengono la propria ragion d’essere solo in relazione al rapporto vizioso, e spesso esclusivo, verso la controparte pubblica, e quindi solo una profonda riorganizzazione interna consente sperabilmente il rientro nella economia sana ed il mantenimento almeno di una parte degli occupati. Le nostre norme non sono totalmente coerenti, anche a seguito della evoluzione costante della materia che è la più avanzata al mondo ed si confronta giornalmente con nuove sfide. Le Prefetture sono letteralmente disarmate contro le richieste dei legali penalisti per la determinazione di “sospensione dell’interdittiva”, spesso richiesta e concessa per 3 anni, rispetto alla “interdittiva antimafia” stessa che ha durata iniziale di 1 solo anno. C’è anche da introdurre la collaborazione formale tra le Autorità; ci sono casi in cui la Prefettura è cortocircuitata dall’ottenimento da parte dei penalisti di decisione di occasionalità di comportamento illecito pronunciata da un Giudice di Tribunale localizzato in altra Regione che contrasta con decisioni in sede di TAR favorevoli al lavoro delle Prefetture. L’articolo 94-bis di “Sospensione di azienda o ramo d’azienda” è innovativo e fu introdotto durante la costruzione dei padiglioni di EXPO 2015, col commissariamento di un singolo ramo “infiltrato” di noto gruppo di costruzioni del Veneto. La “continuazione divisionale” consentì di proseguire e completare le opere nei tempi previsti dal calendario di inaugurazione. Cosa si può e progressivamente migliorare?
  1. decisamente aumentare l’incidenza delle misure antimafia nel nuovo codice degli appalti;
  2. permettere nondimeno ad imprese colpite da interdittiva antimafia di presentare offerte in gara, anche in assenza o pendenza di richiesta di affidamento bancario a garanzia (“bid e performance bonds”) che ovviamente faticano ad essere approvati dai rispettivi comitati rischi di banche e/o assicurazioni;
  3. consentire il subentro “in subappalto”, anche in eccesso delle percentuali stabilite, a imprese interdette, salvo i casi di settori “ad altissima specializzazione”;
  4. imporre limitazione all’“accesso agli atti” pretestuosa da parte dei penalisti d’impresa, che cercano quasi esclusivamente di conoscere l’avanzamento ed i limiti delle indagini delle Procure e delle Forze dell’ordine. I dati potranno eventualmente essere consegnati solo se adeguatamente oscurati.
In conclusione, auspica che la Corte EU consideri che le normative italiane di contrasto alle mafie non sono lesive della Carta europea dei diritti dell’Uomo”.

Maurizio de Lucia (Procuratore Distrettuale Palermo) C’è forte cooperazione internazionale che l’Italia offre ad altri Paesi, i quali però sembrano svegliarsi solo ora scoprendo, a proprie spese, il livello di criminalità organizzata. È notizia di febbraio 2024 dei 5 ergastoli in Olanda, maggiore crocevia europeo dei traffici portuali, ove sono avvenuti omicidi di testimoni e di avvocati prima di giungere a sentenza Si è assistito ad infiltrazioni “non criminali” per mezzo di canali leciti, con soggetti politici olandesi che erano abilitati ad interferire addirittura nelle Aule dei Tribunali penali. Il sistema mafioso è assimilabile ad un “tavolino a 3 gambe”: politici - imprese - mafie. Vengono scelti gli appalti da non vincere, così da permettere una parvenza di competizione e di legalità al procedimento amministrativo di selezione dei contraenti, garantendo la programmazione di successivi flussi di appalti. Una “cassa centrale” canalizzava risorse utili per tenere in fila i partecipanti al cartello delle imprese, comunicando sia le percentuali di ribasso da applicare per “non vincere” (la oramai nota percentuale svelata del 5.83%), sia il livello delle c.d. stecche. Dal 1992 le azioni impetuose di contrasto in grandissimo stile (anche mediatico) sono state gestite:
  1. cattura dei grandi latitanti;
  2. applicazione dell’art. 41-bis;
  3. aggressione dei patrimoni illeciti;
  4. continua azione investigativa sui fornitori e sub-fornitori.
I maxi-processi hanno evidenziato il successo della Strategia di Stato, proseguita dal 1993 con la cattura di importanti Capi-Mafia che è terminata nel 2023 con l’arresto di Messina Denaro. Norma imprescindibile di contrasto è l’articolo 41-bis, per evitare che i Boss siano in condizione di dirigere gli affari da dietro le sbarre. Ovviamente, l’aggressione di patrimoni illeciti è altrettanto essenziale, andando a colpire le nuove leve della criminalità con esponenti che per ora sono meno visibili e potenti, ma dei quali non si registrano ancora redenzioni né pentimenti. Si deve conclamare che dopo 30 anni, dal 1994 al 2024 la mafia siciliana è ben più debole, con azzeramento di ogni tentativo di ricostituzione di Commissioni Provinciali. Il canale principale di ricostituzione della potenza economica delle mafie è concentrato nel traffico di stupefacenti, sia all’ingrosso che al dettaglio. Nessuna attività al mondo consente di moltiplicare il valore della merce dai US$ 50 Dollari/kg all’ingrosso nelle piantagioni nascoste nelle foreste al valore di US$ 80.000/kg al dettaglio sulle piazze di consumo delle metropoli. Continua ovviamente il classico modello di subappalti e terziarizzazione in “outsourcing” di fasi produttive a basso valore aggiunto, demandate dai grandi gruppi alle filiere di PMI e cooperative. In particolare, manovre di specializzazione della mafia sono emerse con l’evoluzione delle normative sia per l’economia “green” che in termini di normativa per lo smaltimento degli inerti. Viene menzionata la pletora di impianti eolici sorta nel trapanese, ciascuno con torri di calcestruzzo da almeno una sessantina di metri, con conseguente movimentazione di importanti quantità di cemento ed attività collaterali. In confronto, le promettenti tecnologie “green” di impianti solari “a terra” ed “a serra” non consentono la stessa redditività diretta ed indiretta delle betoniere. Ultimo punto affrontato riguarda la ricostituzione del Capitale Sociale di imprese colpite da indagini Fece scalpore la dichiarazione di un noto pentito: “qui in Sicilia funziona come a Milano, …ma c’è più disciplina”, con ciò intendendo che c’è quasi sempre disponibilità di capitali da mettere a disposizione delle attività ... e dei satelliti politici. C’è sostanziale differenza tra oggi ed i primi processi per mafia del 1928 (periodo storico del Prefetto Mori) conclusi con successo però con condanne massime di 3 anni, dovute a normative nazionali e non specifiche per il fenomeno mafioso, allora considerato prettamente isolano. Tutto quanto fatto va confrontato col periodo successivo alle stragi del 1992 che ha comportato la cattura completa degli “stragisti” secondo le leggi dello Stato con ergastoli che sono stati mantenuti in essere fino al decesso in carcere di alcuni elementi. La forza dell’azione della Repubblica Italiana è stata così convincente da spingere la ‘ndrangheta ad occupare il territorio lasciato libero dalle mafie soccombenti ed ad offrire alcuni servizi in Sicilia, da restituire un mercato sicuro alle nuove leve senza alcuna guerra di posizione e mantenendo rapporti di collaborazione illecita. La Sicilia ha oggettivamente ottenuto risultati nella lotta contro le mafie prima di altre Regioni. Non si può mai dimenticare che dietro i capitali illeciti c’è sempre la mano dell’uomo, e che quindi le “fatturazioni false o gonfiate” riemerse col Super-Bonus al 100% conducono sempre a soggetti criminali in convergenza di interessi con operatori marginali a rischio di futura infiltrazione.

Biagio del Prete (Vice Prefetto a Frosinone e adesso a Caserta) Si concentra su aspetti interessanti dell’articolo 91, comma 1, (escludendo la mera elusione di imposte da parte degli imprenditori, peccato veniale se confrontato alle tematiche del Convegno) e art. 92, in particolare il comma 2, e delle contromosse talvolta messe in atto dai legali e professionisti. Nel periodo tra la ricezione delle prime comunicazioni da parte delle Autorità, anche solo richieste di documentazione e non solo avvisi di garanzia su indagini in corso, il semplice cambiamento di ragione sociale e/o di posizioni apicali permette tattiche dilatorie alle contestazioni di ogni genere. Ci sono tempistiche sospette che confermano le “Red Flags” evidenziate da Prefetture. Tipicamente, le manovre elusive in ottica di ostacolo appaiono nel periodo tra il Preavviso (quale esso sia) e la data di emissione della “Interdittiva antimafia”. Viene evidenziato un esempio della Prefettura di Frosinone, ove una impresa rilevante colpita da provvedimento di “informazione interdittiva” tentò la strada del trasferimento ad un trust; la manovra avrebbe consentito la esclusione di attacchi contro sia la entità controllata dall’esterno, sia contro il trustee stesso. Va notato che i trustees, in dipendenza degli ordinamenti prescelti, avrebbero quasi sempre obbligo di supplenza e non solo “di controllo, e quindi, anche in caso di trust cosiddetti “irreversibili”, i directors del trust dovrebbero dimostrare l’assenza di parentele/connivenze con gli apicali, ed inoltre di conoscenza del procedimento “in fieri” in Italia e dei rischi conseguenti Il Consiglio di Stato ha emesso un parere in cui dettaglia i paletti giuridici secondo i quali una costituzione (tardiva) di trust non rappresenta la reale scissione di responsabilità degli apicali originari, indebolendo così una evidente scappatoia ad indagini iniziate. Anche il caso di schermatura non ammissibile è quello dei membri del CdA sospettato che mantengono temporaneamente la gestione per tentare la continuazione della srl finalizzata alla sola sopravvivenza della entità stessa, ove bonificata. La Corte EU ha reinterpretato la questione del cosiddetto “ergastolo imprenditoriale” alla luce dei principi irrinunciabili della CEDU, argomento già trattato da altro relatore. 

Francesco Massidda (Vice prefetto, Vice presidente del CCASIIP) Gestita dal MEF, la Banca Nazionale Dati dell’Antimafia offre uno strumento innovativo con forte espansione di valenza e prospettive assolutamente promettenti nell’ambito del rilancio di aziende. La nuova strutturazione procede con un “Catalogo di Esecutori” che siano in grado di esercitare nel periodo attuale e non solo sulla base di certificazioni SOA passate (oppure rinnovate o estese in automatico in periodi di pandemia) o per altre ragioni. Il monitoraggio dei SAL è su base settimanale o anche giornaliero in alcuni casi di grandi cantieri. Il database è attualmente accessibile solo da 7 Sedi in tutta Italia. Rimane per ora non agevole la sincronizzazione, neppure blanda, dei differenti data base; in più è ben presente il rischio di possibile infedeltà degli operatori, consci della crucialità di alcuni files. L’importanza strategica della Banca Nazionale Dati è implicitamente suffragata da alcuni attacchi cyber di elevata pericolosità, prontamente respinti dalle strutture adeguatamente staffate. Ovviamente la presenza di dati di ampia natura non assicura che l’imprenditore o la singola azienda post-bonifica siano in grado di operare in settori analoghi, sia specifici che limitrofi. Sono menzionati 3 casi reali per illustrare la potenzialità delle diramazioni di indagini evidenziabili da una attenta analisi dei dati “grezzi” (non solo finanziari) che alimentano il database.

Michele Riccardi (Vice Direttore di Transcrime) Facendo preciso collegamento alla presentazione del Vice Prefetto Massidda, viene evidenziata la potenzialità delle analisi mediante Intelligenza Artificiale sul “ciclo passivo degli acquisti” non solo sul passato e presente, ma anche sul futuro prossimo L’evoluzione della malavita da delitti classici (omicidi, rapimenti, rapine, etc) a criminalità economica (che fa meno notizia) comporta un abbassamento di visibilità sui “media” e conseguente allentamento delle sensibilità sociali sulle infiltrazioni. La A.I. deve quindi essere allenata (con ML:“machine Learning”) per carpire informazioni sempre più complesse e per questo promettenti e risolutive; ne deriva la necessità di un inquadramento istituzionale più attivo (una “cornice” di scambi). La normativa internazionale fatica a tenere il passo con le potenzialità e rischi della A.I.

Costantino Visconti (Università di Palermo) Sono due le valenze dell’azione dell’antimafia sia in maniera diretta che indiretta. L'azione di monitoraggio di entità si svolge nella fase giurisdizionale, mentre la prevenzione contro ricadute si svolge nella successiva fase più amministrativa. Conferma che le dinamiche psicologiche dell’imprenditore colpito da interdittiva o soggetta ad Azione di ANBSC sono da considerare uguali.

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