INTERVISTA A GIULIANO CALZA – Direttore Generale ISTAO e Presidente AIDP Gruppo Marche
- 26 gennaio 2015 Notizie
Gentile dott. Calza la ringraziamo del tempo che potrà dedicare a questa breve intervista e le facciamo i complimenti per il suo lavoro in Istao (http://istao.it/)I. Ci sembrano segnali importanti di meritocrazia e di ottimismo che vanno divulgati e portati a modello.
Cos’è Istao e come si differenzia rispetto agli altri Master?
ISTAO è stato fondato nel 1967 dall’economista Giorgio Fuà ed è fortemente ispirato alla figura imprenditoriali di Adriano Olivetti. La scuola nasce con l’obiettivo di formare e sviluppare imprenditori e manager con una forte motivazione all’azione, professionalmente preparati e aperti all’innovazione.
All’ISTAO si impara ad essere “Imprenditivi”. Si apprende attraverso dinamiche di “community knowledge sharing” cioè condividendo conoscenze e metodi con docenti e professionisti del management aziendale italiano ed estero direttamente sul campo.
Il nostro metodo formativo, che ci differenzia dagli altre Master presenti sul mercato, deriva dal fatto che noi usiamo, per così dire, l’approccio americano: partiamo dalla pratica per costruire la teoria.
La dimensione laboratoriale della didattica permette di sperimentare sul campo le pratiche manageriali, sviluppando skill multidisciplinari che valorizzano la diversità, la creatività e la capacità di innovazione.
La metodologia di ISTAO ha sempre mirato a coniugare il metodo e il rigore scientifico con la pragmaticità e la vicinanza al mondo operativo aziendale. Attraverso i progetti in azienda e gli stage formativi, gli allievi
Sperimentano le conoscenze acquisite durante il Master, mentre le imprese verificano le abilità di potenziali risorse da inserire in azienda.
Qual è il bilancio dei primi anni della sua gestione? Quali sono i principali risultati?
Il bilancio di questi primi anni non può che essere positivo perché abbiamo fatto molto per rilanciare la Business School a livello nazionale e farle avere il ruolo che merita nel mercato della formazione. La cosa che a mio giudizio meglio definisce quanto è accaduto in questi anni di grosso e sacrificante impegno, ma anche di risultati eccellenti, può essere espresso al meglio mediante l’uso di una parola: Change perché abbiamo modificato quasi radicalmente struttura, programmi e attività dell’Istituto.
Primo e fondamentale punto, abbiamo aumentato considerevolmente la proposta formativa per i Neolaureati. Con gli ultimi 3 Corsi in partenza a marzo e maggio, sono saliti a 5 i Master: il tradizionale Master in Strategia e Management d’Impresa – accreditato ASFOR – Master in International Management, Master in Sales & Marketing, Master in Tourism Management, Master in People Management .
Con un’offerta così ampia è pariteticamente aumentato il numero dei candidati e degli allievi: (+37 allievi rispetto al 2011; +67 allievi rispetto al 2010); sono anche aumentati gli allievi provenienti da fuori regione (+10%) e dall’estero (+20%).
Abbiamo arricchito considerevolmente il catalogo dell’Executive Education e molto stiamo facendo per organizzare dei progetti formativi “On Demand” su richiesta delle aziende, sia nostri partners storici, sia new entry. I corsi di alta formazione manageriale attualmente in programmazione sono: Business in Action, Living Operations, Finance 4 Business,Tecnologie e Management dell’Innovazione, Marketing & Commercial Management e La nuova Leadership.
A questa ricca formazione si aggiungono i progetti formativi: StartupLab Building new ventures, StartAP21 – Fare impresa nel piceno, Rigenerazione urbana e il Sistema della Carta.
Anche la Faculty dei Master e dei Corsi ha subito profonde trasformazioni: circa la metà dei docenti è stata sostituita con professional e docenti di alto spessore, sia italiani che provenienti da altri paesi. Sono aumentate molto anche le collaborazioni con istituzioni e Università estere come Indiana University, USA; Chicago Northwestern University, USA; Coventry University, UK; University of Zagreb, HR; Università di Brno, Repubblica Ceca; Fordham University, USA.
Vogliamo trasmettere, e di fatto ci stiamo riuscendo, la forte vicinanza dell’ISTAO nel territorio.
Quali sono i progetti per il futuro?
Ci aspetta un importante lavoro per completare il disegno delineato tre anni fa dal Presidente Merloni.
Le tre parole chiave del primo mandato sono state: Eccellenza, Internazionalizzazione e Reputazione.
Le tre parole chiave che accompagneranno i prossimi tre anni sono: Ecosistema, Focalizzazione e Macroregione. La strategia della presidenza Merloni, che all’inizio sembrava molto ambiziosa, al termine di questi tre anni ci ha dato ragione in termini di risultati che hanno visto una costante crescita del turnover, un bilancio sempre attivo e l’investimento sul team.
Sarà un anno difficile, dovremo sempre più garantire lo sviluppo e la crescita dell’ISTAO affidandoci alle nostre capacità, alle peculiarità che hanno reso questa Scuola un’eccellenza nel suo genere ed un obiettivo a cui tendere. In pratica gli obiettivi strategici e fondamentali che ci poniamo per questo triennio vanno nella direzione di costruire un ponte d’eccellenza internazionale tra formazione e lavoro che possa essere realizzato attraverso: l’efficacia e l’efficienza dell’ISTAO come promotore di cultura ed amplificatore
di business per le aziende; la capacità della Scuola di essere sostegno primario all’educazione della nuova
classe manageriale; l’adeguamento dei programmi alle esigenze delle imprese; la gestione nel modo migliore delle complessità dello scenario competitivo; la ripresa della ricerca economica per far ritornare ISTAO il perno e il fulcro dell’orientamento economico regionale e non solo.
Sono fermamente convinto che solo mettendo la formazione al centro delle strategie d’impresa si potranno trovare nuovi modelli di sviluppo per gli anni a venire.
Credo che la sua esperienza professionale sia molto interessante anche per dare un’opinione su temi più generali. Si discute della Riforma della Scuola. Cosa ne pensa? Quali sono i suggerimenti che darebbe per cambiare l’Istruzione Pubblica soprattutto per facilitare l’accesso al mercato del lavoro?
La riforma della Scuola è necessaria ed urgente. Oggi il mondo del lavoro richiede competenze professionali molto precise, conoscenza delle lingue, non più solo l’inglese, approfondite conoscenze informatiche, capacità di lavorare in gruppo e di problem solving. Questi aspetti i giovani si troveranno ad affrontare sin da subito nel mondo del lavoro per cui è bene iniziare già dai banchi di scuola a far sviluppare queste skills. Un altro aspetto che mi preme sottolineare è che è cambiato completamente il mercato del lavoro e in questo nuovo paradigma i giovani devono comprendere che il lavoro devono “inventarselo” e guadagnarselo. Sarebbe quindi interessante che la scuola riesca a far germogliare nei giovani quella scintilla che dovrà portarli a prendere di petto il proprio futuro, a conquistarselo anche attraverso nuove attività imprenditoriali. Già negli istituti di istruzione superiore è in atto l’alternanza scuola-lavoro ma secondo me non sono sufficienti due settimane in azienda per far capire al giovane cos’è il lavoro e come ci si muove in questo ambito (tenendo anche conto che spesso le aziende parcheggiano gli studenti in lavori molto manuali). Allora io introdurrei un sistema che avvicini sempre più lo studente all’azienda e che gli faccia capire che le competenze apprese a scuola poi servono veramente al lavoro.
Prima di diventare direttore di una business school, è stato direttore del personale di aziende multinazionali. Sulla meritocrazia in azienda abbiamo un progetto di ricerca al secondo anno di vita, Come è cambiato il mercato del lavoro e quali sono le competenze più richieste? Come cambia la carriera di una persona e quali azioni deve fare?
Il mercato del lavoro è completamente cambiato negli ultimi anni e i giovani si trovano a muoversi in uno scenario le cui regole si evolvono rapidamente.
Il trend del Business, la visione strategica, il pensiero sistemico e la conoscenza delle politiche di gestione sono gli aspetti chiave di una moderna funzione HR, in sintesi quello che ho svolto come direttore Risorse Umane nelle grandi aziende.
In un contesto complesso, sfidante e difficile, con un business incerto e volatile, ai giovani verrà chiesta sempre più la capacità di sviluppare gli intangible assets: cultura, valori, committment, comunicazione; dovranno riuscire a far emergere e valorizzare il proprio talento e sviluppare capacità e doti da leader. Le aziende avranno infatti sempre più necessità di avere nel proprio organico persone autonome, capaci di pensare liberamente e diventare i leader di domani.
Veniamo al tema della Meritocrazia che a noi sta molto a cuore tanto da averle dedicato un’associazione e tre anni di attività. Noi crediamo che avere una società più meritocratica sia un fattore strategico per lo sviluppo futuro del Paese e che, seppur in modo lento e graduale, ci siano dei passi avanti in questo senso. Cosa ne pensa del concetto di Meritocrazia? E quali misure pratiche suggerirebbe perché si aumenti il grado di Meritocrazia?
Sulla meritocrazia non posso che essere favorevole tanto che all’ISTAO la nostra filosofia, meritocratica e interdisciplinare, si riflette non solo sulla selezione in entrata dei corsisti, ma anche sui meccanismi e sui criteri di scelta del corpo docente, composto prevalentemente da professional e proveniente dal mondo operativo aziendale. All’ISTAO i più bravi e meritevoli vengono premiati con Borse di studio che finanziano il loro Master.
E’ assolutamente giusto che chi ha più merito, più valore e che maggiormente rispecchia il pensiero dell’organizzazione per la quale lavora, possa essere premiato per questo suo impegno e serietà professionale. L’azienda deve sapergli riconoscere delle progressioni di carriera, deve contribuire alla sua formazione che è necessaria anche durante l’esperienza professionale (LLP – Lifelong Learning) deve saperlo motivare ad ottenere risultati crescenti in un ambiente lavorativo dove poter crescere.
Torniamo infine ai temi dei giovani e del lavoro. Noi stiamo seguendo il progetto di “Incubatore di Talenti”, creato per unire la voglia di “giveback” dei senior e l’esigenza dei laureandi di avvicinarsi più rapidamente al mondo del lavoro . Quali consigli darebbe a noi che gestiamo il programma e ai giovani che entrano oggi sul mercato del lavoro?
Ai giovani che entrano nel mercato del lavoro direi due cose fondamentali, avere l’umiltà di imparare e di apprendere da tutti quelli che stanno in azienda e che ne rappresentano il valore e la conoscenza e di avere un fuoco, una scintilla, una passione che li anima, li scuote a fare sempre meglio, sempre di più, a saper buttare il cuore oltre l’ostacolo. Senza questa passione ogni lavoro, anche il più bello e il più stimolante, finirebbe per essere schiacciato dal tempo e dalla quotidianità.
Voglio anche dire ai giovani di prepararsi a cambiare più lavori durante la vita professionale, di non fermarsi ad una situazione che sembra ottimale e di non cercare la comodità (che di fatto non esiste più). La vera crescita personale e professionale si ottiene solo quando ci si mette costantemente in gioco e quando si accettano nuove e stimolanti sfide. Il mercato del lavoro è oggi, per definizione, il mondo. E’ anacronistico pensare di lavorare solo in Italia o, peggio ancora, nella propria città…
Il consiglio che darei invece a voi mentor è quello di trasmettere questi valori. I giovani sono motivati a crescere, a cambiare, a rinnovarsi, se vivono in un ambiente a sua volta stimolante ed in evoluzione: l’esempio è il miglior insegnamento! Bisogna saper ascoltare i ragazzi ma non suggerire le risposte perché finirebbe per soffocare il lavoro che devono fare nel trovare la propria strada, anche se inizialmente sarà un sentiero tortuoso di montagna. Se parlerete di grandi valori, di grandi ideali, di grandi obiettivi, allora riuscirete ad aprire le menti e gli orizzonti dei giovani che guiderete.
Rischio di essere ripetitivo ma vivere in un ambiente che pensa in grande, aiuta a diventare grande. E qui non posso che chiudere ricordando che l’ISTAO (Istituto Adriano Olivetti) è intitolato proprio alla figura di questo imprenditore lungimirante ed utopista, che ha fondato la più grande multinazionale italiana degli anni Cinquanta e che era solito ripetere: “In me non c’è che futuro” proprio a sottolineare che il bello deve ancora venire!