Premio Solesin: vince una tesi sui divari salariali tra uomini e donne
- 05 gennaio 2018 Notizie Rassegna Stampa
Il premio assegnato quest’anno a Salvatore Lattanzio, 25 anni: «Ho esaminato un campione di 2,6 milioni di dati, isolando l’impatto del gap. La vita si gioca sulle opportunità e quelle dovrebbero essere ”trasversalmente pari'»
Un solo maschio su dieci vincitori, ma si aggiudica il primo premio, sbaragliando le «colleghe» studentesse, che hanno fatto quasi l’en plein conquistando gli altri nove riconoscimenti. Il concorso Valeria Solesin, dedicato alla ricercatrice rimasta tragicamente vittima dell’attentato al Bataclan a Parigi, ha assegnato stage e borse di studio per più di 40 mila euro alle migliori tesi universitarie sul tema della parità di genere.
Quarantasette lavori sono arrivati da tutta Italia alla Commissione scientifica, formata da docenti di primissimo piano. Sul gradino più alto del podio è salito Salvatore Lattanzio, 25 anni, ex bocconiano ora dottorando a Cambridge. «Ho esaminato un campione di 2,6 milioni di dati, isolando l’impatto dei divari salariali tra uomini e donne sul gap di genere – spiega il ragazzo -. L’argomento mi interessa da sempre. Mio padre e mia madre, entrambi medici chirurghi, hanno avuto (e hanno) un lavoro difficile e stressante che dà soddisfazioni professionali, ma non per questo hanno trascurato la famiglia. Per me sono stati l’esempio concreto di come la cooperazione di coppia sia l’unico viatico possibile verso una realizzazione equilibrata e a 360 gradi di tutti».
Al premio hanno concorso non solo ragazze, ma anche diversi ragazzi. «È un bel segno – ha sottolineato alla cerimonia di premiazione la vice direttrice del Corriere Barbara Stefanelli -. La valorizzazione del talento femminile è un tema di interesse generale. Gli uomini devono sentirsi coinvolti e imparare a condurre questa battaglia insieme alle donne». Averli in prima linea è condizione necessaria per «assicurare il cambio culturale che porta al pieno sviluppo della nostra società in senso economico, etico e meritocratico», continua Paola Corna Pellegrini, ad di Allianz Global Assistance, ideatrice del premio.
Sul tema ci vuole un coordinamento, un’univocità di intenti tra i diversi attori in campo: «Il premio Valeria Solesin, sostenuto da aziende, istituzioni e atenei, rappresenta sotto questo aspetto un esempio virtuoso. Fare sistema si può, si deve», dice la manager. Di compartecipazione c’è bisogno, rimarca ancora Maria Cristina Origlia, vice presidente di Forum della Meritocrazia (FdM) che ha promosso e sostenuto dall’inizio il concorso: «I talenti ci sono, se si considera la società nel suo insieme senza preclusioni. Ma da soli non bastano: serve un ecosistema che al valore offra espressione, sviluppo e riconoscimento. Altrimenti se ne vanno dall’Italia e non tornano oppure rimangono qui senza far emergere le loro potenzialità, troppo spesso sottovalutati e sottopagati».
L’associazione FdM, con un team di ricercatori della Cattolica, ha messo a punto un indicatore quantitativo per misurare il riconoscimento dei meriti individuali, il Meritometro: «Per il terzo anno consecutivo – ricorda Origlia – l’Italia è ultima tra i dodici Stati europei esaminati. Abbiamo un debito di meritocrazia, oltre al debito pubblico, che pesa come un macigno sulla competitività del Paese».
Le nove premiate danno una mano. Sono una rosa di eccellenze in vari campi, combattive e competenti. «La presenza femminile è un obiettivo non solo ”giusto” e ”politicamente corretto”, ma anche opportuno e vantaggioso», dimostra nella sua tesi Federica Piccinini, 25 anni, della Bicocca di Milano. Elisa Chieregato, laureata in Giurisprudenza a Pisa e master a Londra, attualmente in tirocinio a Bruxelles, sottolinea che le donne svolgono «lavoro di cura» (non pagato) per più di 5 ore al giorno, mentre gli uomini meno di 2: «Questa differenza, tra le più accentuate in Europa, bisogna abbatterla, a beneficio di tutti», dice con forza. Rilancia Arianna Comizzoli: «A frenarci è l’ideologia secondo cui la donna è automaticamente la principale responsabile dei doveri nei confronti dei figli e degli anziani».
E Silvia Macciò, statistica: «Bisogna usare parole precise, eque e inclusive. Diciamo allora ”condividere” piuttosto che ”conciliare”», propone. Viola Fornasari, sociologa di Bologna che si occupa di donne migranti, è rimasta colpita dal messaggio di Luciana Milani, mamma di Valeria Solesin: «Ha ricordato che è importante valorizzare le eccellenze ma anche dare valore alla “normalità” del lavoro di cui tutti abbiamo bisogno». Per usare le parole del vincitore assoluto Salvatore Lattanzio: «La vita si gioca sulle opportunità e quelle dovrebbero essere ”trasversalmente pari”».