Meritometro 2020: risultati e commento

Pubblichiamo di seguito i risultati del Meritometro per il 2020, curati e commentati dal nostro Consigliere Giorgio Neglia.

Il merito in Europa

  • Il merito guarda al Nord – Si consolida la predominanza dei paesi del nord Europa nella classifica del merito. Nella parte alta del ranking, con punteggi sopra i 60 punti, svettano i paesi scandinavi: Finlandia (prima in classifica), Svezia, Danimarca e Norvegia. Segue il blocco dei paesi “virtuosi” (Olanda, Germania, Gran Bretagna, Austria e Francia) con punteggi sopra i 50 punti, che tuttavia – in alcuni casi – registrano performance in decremento. La coda della classifica (Polonia, Spagna e Italia) vede un miglioramento delle performance della Polonia e della Spagna, mentre l’Italia resta sui valori dello scorso anno.
  • Le migliori e le peggiori performance – La Svezia registra la migliore performance annuale (+1,57), mentre il decremento più elevato (-1,57) è appannaggio della Germania con dati in peggioramento sulla qualità del sistema educativo.
  • Bene le pari opportunità e la trasparenza peggiorano le performance su qualità sistema educativo e regole – Nel complesso la meritocrazia in Europa aumenta: 7 paesi su 12 registrano variazioni positive del punteggio. Si segnala, in particolare, il peggioramento delle performance relative alla qualità del sistema educativo, risultato particolarmente critico a fronte delle strategie europee sull’education.

Il merito in Italia

  • Ancora ultimi, sia nel ranking generale, sia sui singoli pilastri – L’Italia si conferma maglia nera, sia nel ranking complessivo, con un punteggio di 24.13, sia sui singoli pilastri che descrivono il merito. Il nostro Paese ha più di 10 punti di distacco dalla penultima in classica (la Spagna) e oltre 43 dalla prima (la Finlandia). I maggiori gap rispetto alle medie europee si registrano sui pilastri trasparenza, libertà e qualità del sistema educativo.
  • I principali trend: progressi sulle pari opportunità, le regole e la trasparenza, male la qualità del sistema educativo – Le pari opportunità registrano un risultato positivo (+1.05) a fronte di una riduzione dei giovani NEET (anche se, purtroppo, la quota di giovani NEET risulta ancora su livelli doppi rispetto alla media UE), mentre resta stabile il dato della partecipazione delle donne alle posizioni di vertice dell’economia e della società. Lievi incrementi sul fronte delle regole e della trasparenza, pilastri per i quali negli ultimi anni si sono rilevati risultati costantemente positivi, sebbene con variazioni contenute in termini assoluti. Peggiorano sensibilmente le performance del pilastro “qualità del sistema educativo” (-1.76). Il risultato è frutto di un andamento negativo dei test PISA e di incrementi negli altri indicatori (tassi di abbandono scolastico e di partecipazione all’educazione terziaria) al di sotto delle medie degli altri paesi. Le performance del pilastro “libertà economica e alle opportunità sociali” segnano il passo (-0.26). Anche in questo caso il risultato è negativo in funzione di incrementi ampiamente al di sotto delle medie UE.
  • Punti di attenzione: mobilità sociale e attrattività per i talenti – l’Italia è ultima anche sul pilastro della mobilità sociale, elemento particolarmente discusso e dibattuto in questi ultimi tempi, anche a causa della crisi pandemica. Il World Economic Forum, nel suo The Global Social Mobility Report 2020, posiziona il nostro Paese al 34° posto nella classifica mondiale e all’ultimo tra i paesi industrializzati. Uno degli elementi sottolineati come particolarmente negativi è la mancanza di “diversità sociale” delle scuole. Torna quindi ad essere evidente l’esigenza di investire sul sistema educativo per favorire l’aumento delle opportunità di accesso all’istruzione di qualità per le fasce di popolazione più svantaggiate. Il tema dei sistemi educativi ricorre anche sul fronte dell’attrattività per i talenti. Il Global Talent Competitive Index 2020 dell’Insead ci ricorda, infatti, che la capacità di attrarre i talenti dell’Italia è ostacolata da prestazioni poco brillanti nella qualità dei sistemi educativi (a tutti i livelli) e dalla scarsa apertura del sistema economico e sociale all’ingresso e allo sviluppo dei giovani talenti.

Il commento di Giorgio Neglia

  • Risultati 2020 – Paese fermo. La priorità: investire sulla qualità del sistema educativo – I risultati del Meritometro 2020 continuano a tratteggiare un Paese fermo anche sul fronte della meritocrazia. Pur in questa stasi, qualcosa si muove, ma troppo lentamente (si vedano i risultati sulle pari opportunità). Se, come più volte ripetuto, gli interventi strutturali – come quelli sulla corruzione – danno buoni e costanti frutti, bisogna agire in fretta e in modo deciso su quei fattori che assicurano il futuro del Paese e tra questi, in primis, sulla qualità del sistema educativo. Tuttavia, i risultati 2020 su questo fronte sono di segno opposto, con un peggioramento delle relative performance.
  • Trend 2015-2020: meno di un punto in 5 anni, nessuna variazione di posizione – In 5 anni di rilevazione del Meritometro le nostre performance sono aumentate di meno di un punto percentuale, inchiodandoci all’ultima posizione in classifica. Un incremento troppo marginale per permetterci di scalare il ranking e superare i nostri storici gap rispetto ai paesi più meritocratici. L’entità dei ritardi italiani sui vari i pilastri, rende opportuno investire in modo deciso per modificare lo “status quo”. Servono scelte coraggiose e investimenti mirati che devono essere prioritariamente indirizzati su quei pilastri in grado di generare innovazione e crescita, puntando soprattutto sulle giovani generazioni.
  • La retorica “antimeritocratica” e la pandemia – I risultati del Meritometro 2020 confermano – purtroppo – l’istantanea scattata oramai cinque anni fa sullo stato del merito nel paese che, come sappiamo, basa i suoi meccanismi di promozione sociale più sulla relazione e la conoscenza che sul merito e la competenza. Una melassa “mediocratica” nella quale non si valorizzano i migliori (che finiscono per emigrare o per essere frustrati) e non si riescono a dare opportunità di ascesa sociale, rendendo la situazione statica, con vantaggi per i piccoli o grandi “rentier”. La crisi pandemica ha reso ancor più evidente le debolezze di un sistema che, non essendo meritocratico, non cresce e non permette alle energie – specie a quelle dei giovani – di liberarsi. Ma, curiosamente, proprio durante questa crisi si registra un aumento di articoli, dichiarazioni e posizioni (anche filosofiche) che indicano il merito come una delle cause dei mali della società in quanto “generatore di diseguaglianze”. A ben vedere, larga parte di questi commenti, oltre a non indicare chiaramente un’alternativa concreta al merito, dimentica di ricordare che è proprio l’assenza di merito come “meccanismo di promozione sociale e di garanzia delle pari opportunità” che aumenta le diseguaglianze e rende la società e l’economia più ingiuste.
Come evidenzia il nostro indicatore, agendo sui vari pilastri del merito, si possono moltiplicare le opportunità e generare ricchezza e benessere, come dimostrano in una sorta di cartina di tornasole i paesi in vetta alla classifica, universalmente considerati come dei punti di riferimento anche in termini di qualità della vita (si veda il Better Life Index di OCSE). Per questo, mai come in questo momento, nel quale si pianificano piani d’azione strutturali a livello europeo e italiano per supportare la ripresa, è necessario usare le ingenti risorse e le idee a disposizione per rendere il nostro paese più giusto, agendo – in modo meritocratico – sulla qualità delle sue infrastrutture fondamentali. Tra queste – in primis – la scuola, la giustizia, l’efficienza della macchina burocratica, le regole e la trasparenza.

Rassegna stampa: Massimiliano Cannata sul Mattino (26 ottobre 2020)

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