Meritometro 2016

Il confronto sulla meritocrazia fra i Paesi europei vede l'Italia all'ultimo posto

di Giorgio Neglia
Membro del comitato scientifico e docente di Formazione della risorse umane per il master in HR presso il Sole 24 Ore Business School

Messo a punto da un team di ricercatori dell’Università Cattolica per il Forum della Meritocrazia, il Meritometro è il primo indicatore di sintesi e misurazione dello stato del merito in un Paese. Sono sette i pilastri individuati per descrivere le componenti essenziali del merito: libertà, pari opportunità, qualità del sistema educativo, attrattività per i talenti, regole, trasparenza e mobilità.

Il concetto di meritocrazia, molto utilizzato e talvolta abusato nel dibattito pubblico, si presta a polemiche e strumentalizzazione derivanti in buona parte dalla complessità della sua definizione e misurazione. Tuttavia, in linea di principio, si concorda nel ritenere che nel nostro Paese le logiche di selezione della classe dirigente e, più in generale, di raggiungimento di posizioni di rilievo nella società e nel mondo del lavoro, dipendano più da appartenenze e favoritismi che da competenze e capacità. Questa situazione contribuisce a limitare la mobilità sociale, favorendo disuguaglianze, così come squilibri tra territori, generazioni, generi e, a livello aggregato, determina condizioni non ottimali per un’efficiente produzione e un’equa distribuzione della ricchezza nazionale. 
Mentre per molti indicatori di performance, come il Pil, sono disponibili dati chiari e oggettivi che rendono possibili comparazione, analisi e indicazioni per azioni correttive, per misurare il merito, fino a oggi, si è ricorsi per lo più a indagini qualitative basate sulla percezione della popolazione. Messo a punto da un team di ricercatori dell’Università Cattolica per il Forum della Meritocrazia, il Meritometro è il primo indicatore di quantitativo, interamente elaborato in Italia, di sintesi e misurazione dello stato del merito in un Paese, con possibilità di raffronto a livello europeo e aggiornamento periodico dei dati. 
Per giungere alla definizione dell’indicatore è stata seguita una procedura standardizzata che ha coinvolto un panel di esperti provenienti dal mondo dell’accademia e delle professioni e sono stati utilizzati dati provenienti da fonti autorevoli e ufficiali. La prima edizione del Meritometro, aperta a contributi di miglioramento e confronto, è stata presentata lo scorso anno al Senato della Repubblica, con l’intento di offrire ai policy maker elementi oggettivi per diffondere la cultura del merito nel nostro Paese.
La misura proposta corrisponde a un indicatore di sintesi delle varie dimensioni attraverso il quale è possibile definire e misurare un sistema sociale ed economico meritocratico. Sono sette i pilastri individuati per descrivere le componenti essenziali del merito; 1) libertà: insieme delle condizioni normative, istituzionali, finanziarie, sociali, politiche e di mercato in grado di favorire o meno l’iniziativa di individui e organizzazioni; 2) pari opportunità: garanzie per donne e giovani di eguale accesso alle posizioni di leadership nell’economia, nella società e nella politica; 3) qualità del sistema educativo: livelli di istruzione che aiutino i singoli a sviluppare i propri talenti, limitando le uscite premature dal ciclo di studi e favorendo l’acquisizione di risultati soddisfacenti in termini di apprendimento; 4) attrattività per i talenti: capacità di attirare e trattenere le migliori intelligenze, valorizzandone le competenze; 5) regole: sistemi normativi e giudiziari efficaci nel garantire i diritti di cittadini e organizzazioni; 6) trasparenza: assenza di fenomeni corruttivi nelle attività della Pubblica amministrazione e nelle relazioni tra pubblico e privato; 7) mobilità: possibilità di accesso ai gradi di istruzione superiore da parte di studenti con genitori dal titolo di studio non elevato.
Per giungere alla quantificazione del Meritometro, ciascun pilastro è misurato attraverso uno o più indicatori provenienti da fonti qualificate con dati aggiornabili periodicamente, consentendo l’avvio di serie storiche di monitoraggio dei principali trend.

In ambito europeo, considerando le realtà nazionali per le quali risulta disponibile il set completo dei dati, i Paesi più meritocratici risultano essere quelli scandinavi, seguiti da Paesi Bassi, Germania, Gran Bretagna, Austria e Francia. Rispetto allo scorso anno, il merito in Europa cresce, anche se di poco. 
Su dodici Paesi presi in considerazione, solo cinque registrano variazioni negative rispetto alla precedente rilevazione. La lettura trasversale dei dati evidenzia un cluster di Paesi (Italia, Spagna, Polonia) con risultati al di sotto dei valori medi in relazione all’attrattività dei talenti, alle regole, alla trasparenza e alla mobilità sociale. Più disomogenea la situazione per i restanti pilastri, dov’è tuttavia possibile confermare una supremazia dei paesi del nord Europa. Emerge, inoltre, un miglioramento delle performance di alcuni Paesi deboli che più hanno investito in innovazione e riforme.
L’Italia si conferma in ultima posizione nel ranking complessivo e in quello relativo ai singoli pilastri: più di quaranta punti di distacco dalla Finlandia, quasi trenta dalla Germania e venti dalla Francia, con un punteggio inferiore di oltre sedici punti dalla Polonia e dodici dalla Spagna. I maggiori gap si riscontrano sui pilastri della trasparenza, delle regole, della libertà e delle pari opportunità. Ne risulta la fotografia di un Paese che non consente un’adeguata valorizzazione del merito e si connota con con i tratti di una società opaca nei meccanismi di selezione, con una bassa mobilità sociale e un sistema di regole poco chiaro. Il forte divario che separava l’Italia dalle realtà più meritocratiche nel corso dell’ultimo anno non è diminuito, era ed è di notevole entità, e necessita di azioni incisive e immediate per un abbattimento sostanziale.

Incoraggianti, anche se di poco, i risultati su libertà e trasparenza che fanno ben sperare per il miglioramento dell’attrattività di investimenti esteri con conseguenti ritorni anche in termini occupazionali. 

Tuttavia, a fronte del grave ritardo del Paese sul fronte del merito – peraltro incrementato sui pilastri delle regole, con una giustizia dai molti problemi ancora irrisolti; dell’attrattività dei talenti, con l’assenza di una politica organica sul tema e della qualità del sistema educativo, con i risultati della partecipazione all’educazione terziaria e degli abbandoni ancora superiori alle medie europee – l’azione dovrà essere più vigorosa, coerente e integrata.

È quindi necessario intraprendere politiche e azioni di rafforzamento su tutti i pilastri, partendo da quelli che più direttamente riguardano il futuro delle giovani generazioni e la capacità del Paese di generare ricchezza e opportunità – prima fra tutti la qualità del sistema educativo, fondamentale nell’economia della conoscenza – nonché procedere con una decisa inversione di marcia rispetto alle politiche di incentivazione al rientro dei cervelli che vanno potenziate e rese sistematiche. Le policy concorrono a definire le condizioni di contesto favorevoli, ma per raggiungere i risultati auspicati è fondamentale l’azione concreta e costante di tutti gli attori sociali ed economici, siano essi pubblici o privati, che con le loro scelte contribuiscono dal basso all’effettiva diffusione della cultura del merito nel nostro Paese.

La sfida della meritocrazia si vince facendo sistema, per questo è necessario mettere a fattor comune gli sforzi di tutti nel quadro di una rinnovata azione propositiva che ci auguriamo la classe dirigente voglia intraprendere al più presto.

Anche tu puoi contribuire al riconoscimento del merito