Chiudiamo anche il 2022 in fondo alla classifica del merito
- 01 dicembre 2022 Progetti Meritometro
L'ottava edizione deI Meritometro, nell'anno di incertezza e ripresa post pandemica, conferma l’Italia ultima in Europa: pesano i gap sulla qualità del sistema educativo e le pari opportunità. Serve una governance competente e “di sistema” per il merito.
l Meritometro 2022, presentato in occasione della 6° Giornata
Nazionale del Merito, si inserisce nel dibattito - divenuto di recente
sempre più acceso, specie nel nostro Paese - sul ruolo del merito
nell’economia e nella società, offrendo misurazioni oggettive delle
performance basate su fonti ufficiali, dati e comparazioni
internazionali. Un lavoro di analisi portato avanti, senza soluzione di
continuità, dal 2015, anno di presentazione della prima edizione del
ranking europeo del merito al Senato della Repubblica.
Le incertezze europee con l’Italia fanalino di coda
È
a tinte fosche lo “stato del merito” fotografato dal barometro messo a
punto dal Forum della Meritocrazia (FdM) in collaborazione con
L’Università Cattolica di Milano. Nel vecchio continente, alle prese con
il post pandemia, le tensioni geopolitiche e la crisi energetica,
peggiorano le “pari opportunità” e la “qualità del sistema educativo”,
con crescenti difficoltà degli stati nel garantire un ecosistema
favorevole allo sviluppo delle competenze e delle opportunità,
soprattutto per giovani e donne.
Pur confermandosi un’Europa a più velocità, con i paesi
scandinavi in testa alla classifica, alcuni segnali di “cedimento” si
riscontrano anche nel novero dei paesi tradizionalmente “forti” come
Danimarca, Germania e Gran Bretagna a riprova del fatto che l’attuale
fase di prolungata emergenza finisce per penalizzare le politiche di
medio periodo finalizzate a costruire un sistema economico e sociale più
equo e capace di guardare al futuro, creando opportunità attraverso la
valorizzazione del talento.
In questo
contesto, l’Italia continua ad essere “fanalino di coda” e, con un
punteggio di soli 25,48 punti su 100, si conferma ultima, sia nel
ranking complessivo, sia nelle valutazioni sui singoli “pilastri” del
merito misurati dall’indicatore del FdM. Ben 43 punti ci separano dalla
prima in classifica (la Finlandia) e più di 9 punti dalla penultima (la
Polonia). I maggiori gap rispetto alle medie comunitarie si riscontrano
sulla “qualità del sistema educativo” e sulla “trasparenza” seguiti
dalla “libertà”, dalle “regole”, dall’”attrattività per i talenti” e
dalla “mobilità sociale”.
I risultati per l’Italia nel 2022
Meno
di un punto percentuale, a tanto ammonta l’incremento registrato dal
nostro Paese nel 2022. Risultato “incoraggiante”, ma non sufficiente a
decrementare il nostro “stock” di debito meritocratico accumulato nel
tempo. Ma veniamo alle principali variazioni registrate nel corso
dell’ultima rilevazione. In crescita i risultati del pilastro relativo
alla libertà: come ci ricordano la Heritage Foundation e
il Wall Street Journal, in Italia la libertà monetaria, la libertà
commerciale e la libertà di investimento sono forti, ma la nostra
economia rimane ancora “pesantemente gravata dalla spesa pubblica”.
Si consolidano i risultati positivi sul fronte della trasparenza.
Cresce la fiducia internazionale nei confronti del nostro Paese, anche
se siamo ancora lontani dalla media Ue. Secondo Transparency, la sfida
principale da affrontare nei prossimi anni è rappresentata dalla “piena
attuazione del PNRR che richiede la massima attenzione per evitare i
rischi di corruzione”.
Anche la qualità del sistema educativo cresce
(di poco), ma il nostro sistema educativo resta al di sotto delle medie
comunitarie di ben 13 punti nel raggiungimento di titoli di studio
superiori e di 3 punti sugli abbondoni scolastici. Dati preoccupanti ai
quali vanno sommati quelli recentemente diffusi da Istat (Rapporto SDGs
2022) che sottolinea il fenomeno della dispersione implicita,
particolarmente rilevante nel Mezzogiorno, che coinvolge “giovani a
forte rischio di esclusione sociale, difficilmente in grado di elaborare
le informazioni a loro disposizione”.
Negative le performance sulle pari opportunità.
Il sistema Italia continua a non essere sufficientemente in grado di
garantire ai giovani l’accesso alla formazione e un’adeguata transizione
al mondo lavorativo. Il tasso di NEET, sebbene in lieve miglioramento
rispetto allo scorso anno, ci posiziona all’ultimo posto tra gli stati
europei. Il distacco dalla media comunitaria è di oltre otto punti e
sale addirittura a dieci punti prendendo in considerazione le sole
giovani donne. Sul versante di genere, perdiamo tre posizioni nella
classifica dell’Economist sul “Glass ceiling index” a causa degli
andamenti negativi registrati nel tasso di partecipazione al lavoro e
del gap retributivo delle donne rispetto agli uomini. Resta stabile, ma
al di sotto della media OCSE, il numero di donne in posizioni
manageriali (27.3%), mentre il risultato delle donne nei “board”
(38.8%), ci posiziona al di sopra della media anche se - come ricorda
l’Istat - le donne che ricoprono posizioni apicali restano ancora
un’esigua minoranza: amministratore delegato (1,9%), presidente (3,5%).
Le priorità e l’esigenza di una “governance del merito”
Dall’insieme
di questi risultati e dalle tendenze registrate nelle precedenti
edizioni del Meritometro, emergono alcuni ambiti prioritari di
intervento e investimento, sui quali è auspicabile anche un
“meritocratico” utilizzo delle risorse del PNRR. Al primo posto la
“qualità del sistema educativo”, come leva principale per riattivare la
mobilità sociale, da tempo ferma nel Paese, insieme ad azioni concrete
per non perdere i tanti, troppi, talenti in fuga verso lidi più
“meritocratici”. Il secondo ambito d’azione è la semplificazione
dell’assetto regolatorio e l’efficientamento della PA, quali
precondizioni per generare condizioni di contesto più trasparenti e
favorevoli alla crescita. Last but not least, bisogna agire per la
diffusione delle pari opportunità nelle organizzazioni, per superare i
tanti “soffitti” di cristallo che impediscono ai giovani e alle donne di
avere un’adeguata valorizzazione dei propri meriti in ambito
lavorativo.
Si tratta di priorità che possono
essere affrontate concretamente, agendo su più fronti ed in modo
integrato. Le campagne di comunicazione e sensibilizzazione sul merito
(in una logica nudge) sono importanti, e devono servire anche a mettere
in rete le buone pratiche. Ma non basta, è necessario misurare, valutare
e confrontare i risultati via via raggiunti, per dimostrare “dati alla
mano” che il merito “conviene” a tutti e, soprattutto, bisogna agire
“dal basso”, nelle singole organizzazioni, superando la logica del
“progetto speciale”, perché il merito è (o, meglio, dovrebbe essere)
“normale”. Per farlo è necessaria una governance “di sistema”, che
puntando su sussidiarietà, cooperazione e dialogo, sappia valorizzare le
tante energie e competenze (in primis manageriali) presenti nel
«pubblico», nel «privato» e nel «terzo settore» e che, nel rispetto
delle diverse responsabilità e specificità, sia in grado di farle agire
in modo sinergico nel comune obiettivo di rendere (finalmente) l’Italia,
un paese meritocratico.