Un anno di Merito: la Seconda Edizione del Premio Valeria Solesin

Il 2018 ha confermato il successo del Premio Valeria Solesin, che alla sua seconda edizione ha raccolto candidature di altissima qualità e un rinnovato supporto delle aziende sostenitrici e delle istituzioni.

“Mi hanno colpito le personalità di queste giovani che hanno uno sguardo aperto e ritengono che il lavoro sia parte della loro esistenza, ma cercano la felicità anche altrove” sono queste le semplici e toccanti parole di Luciana Milani, mamma di Valeria Solesin che ho avuto la fortuna di incontrare anche quest’anno in occasione della seconda edizione del Premio Valeria Solesin.
Un progetto che mi riempie di orgoglio, un’iniziativa unica nel suo genere perché vede, come è necessario che sia, una compartecipazione tra istituzioni, organizzazioni pubbliche, private e mondo accademico, che già dalla prima edizione avevano ben compreso l’importanza di fare sistema. Il Premio Valeria Solesin dimostra che si può fare sistema, e soprattutto si deve se vogliamo che la valorizzazione delle diversità sia intesa e vissuta in un’ottica strategica per lo sviluppo culturale, politico ed economico “anche” del nostro Paese.
Quest’anno abbiamo premiato 11 tesi magistrali che hanno saputo affrontare con sguardi diversi l’analisi del mercato del lavoro in un’ottica di genere, evidenziando le potenzialità del talento femminile come fattore determinante per lo sviluppo dell’economia, dell’etica e della meritocrazia. Un tema ispirato agli studi di Valeria sul doppio ruolo delle donne, divise tra famiglia e lavoro, e un’importante occasione per invitare i giovani a riflettere sui fattori che ancora oggi ostacolano la maggiore presenza femminile nel mercato del lavoro in Italia. Studi e ricerche di valore che ci fanno confidare in un percorso di crescita culturale, aspetto emerso ed evidenziato anche da tutte le ragazze premiate durante questa seconda edizione. La cultura, la conoscenza dei fenomeni, e la presa di consapevolezza. Sono questi i punti di partenza che tutte loro ritengono necessari per un vero cambio di paradigma.
Tante storie diverse, tante regioni diverse. Le 11 ragazze premiate lo scorso novembre arrivano infatti dagli atenei di tutta Italia e portano con sé una prospettiva nuova, la volontà di innescare il cambiamento. I lavori selezionati spaziano dagli studi giuridici all’organizzazione di impresa fino agli strumenti di welfare.
Chiara Gargiulo, dell’Università di Padova, ha osservato e misurato quanto incide sulla felicità la suddivisione del tempo quotidiano nelle coppie, spesso a discapito delle donne. Giulia Monteduro, dell’Università Bocconi, ha realizzato un elaborato in inglese che valuta l’impatto del genere nella gestione dei fondi finanziari, dimostrando che in periodi di crisi o di grande volatilità dei mercati come la recente profonda crisi del 2008, le donne tendono a performare meglio degli uomini, in controtendenza rispetto al luogo comune che le dipinge spesso come fragili e in preda all’emotività. Letizia Bianchetta, dell’Università degli studi di Torino, ha analizzato “parità di genere e discriminazioni intersezionali nel diritto del lavoro dell’Unione europea”. Francesca Moriconi, della Luiss Guido Carli di Roma, ha invece studiato le “resistenze socio-culturali in Italia, Francia e Svezia alle politiche per la parità di genere”. Camilla Piscopo, dell’Università di Brescia, ha ottenuto il riconoscimento per una tesi sulla “presenza della donna nel contesto economico e lavorativo del Paese” dal titolo “Donna, impresa e famiglia”. Michela De Rosa dell’Università di Siena, ha presentato un progetto su “Diritto del lavoro: a misura d’uomo, di donna o dell’economia? La conciliazione tra tempi di vita e di lavoro”, nel quale si parte “dall’ambiguità del linguaggio giuridico in materia” e si arriva a sostenere che “la crisi del sistema sta costringendo molte donne a diventare uomini per far parte del mondo del lavoro produttivo”. Nicoletta Amendolara, dell’Università degli studi dell’Insubria, ha vinto con una tesi comparativa tra Italia e Finlandia su “promozione della gender equality negli organi di amministrazione e controllo delle imprese”. Martina Bettariga, dell’Università degli studi di Trento, ha analizzato “Genere e precarietà nel mondo del lavoro”, partendo dal caso della provincia di Brescia. Valentina Parisi, della Ca’ Foscari di Venezia, è stata premiata per il suo lavoro sui “profili di welfare contrattuale” con un focus sulla Regione Veneto. Beatrice Pilone, dell’Università di Torino, si è concentrata su “imprenditoria femminile nel family business”. Infine, Sandra Cannas, dell’Università di Cagliari, ha affrontato le “affirmative action”, quei programmi che favoriscono l’inserimento dei membri di determinati gruppi sociali, ha portato l’esperienza dei casi positivi di “selezioni al buio” e di politiche di “work life balance”.
Un grande successo reso possibile dal lavoro di molti. Per questo ringrazio il Forum della Meritocrazia, il Comitato scientifico che ha esaminato le molte candidature ricevute, Google Italia per averci ospitato nella sua bellissima sede il giorno della premiazione, Barbara Stefanelli del Corriere della Sera per averci guidato fra gli interessanti interventi e tutte le aziende che hanno sostenuto il progetto e spero vorranno continuare a contribuire all’iniziativa per la prossima edizione: Allianz Partners (che rappresento), Gruppo Cimbali, MM, Bosch, Sanofi, SAS, TRT Trasporti e Territorio, Zurich Assicurazioni, Albè e Associati, Boscolo, EY, Suzuki, Lablaw Studio Legale Failla Rotondi & Partners, nonché da AISP/SIS (Associazione Italiana per gli Studi di Popolazione, Società Italiana di Statistica).
Paola Corna Pellegrini
Consigliere Forum della Meritocrazia

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