Generazione Valeria: quaranta sguardi sul talento femminile
- 27 ottobre 2025 Premio Valeria Solesin
È in corso la la nona edizione del Premio Valeria Solesin che culminerà il 27 novembre 2025 con la cerimonia di premiazione
di Rossella Cardinale
Consigliera del Forum della Meritocrazia
C’è un’Italia che non smette di interrogarsi sul futuro e sulla giustizia, e spesso lo fa dentro le aule universitarie. È l’Italia dei giovani studenti e studentesse che ogni anno partecipano al Premio Valeria Solesin dedicato alla ricercatrice veneziana vittima del terrorismo al Bataclan nel 2015 e che ha come oggetto tesi di laurea magistrale sul tema “Il talento femminile come fattore determinante per lo sviluppo dell’economia, dell’etica e della meritocrazia nel nostro Paese”.
Dopo otto edizioni, il Premio, ideato da Paola Corna Pellegrini e lanciato dal Forum della Meritocrazia nel 2016, è diventato un punto di riferimento per chi crede che il talento femminile sia una leva per ripensare economia, etica e meritocrazia.
Nel 2024 sono arrivate 40 tesi, di cui 37 ammesse alla valutazione finale, provenienti da tutta Italia (dal Trentino alla Sicilia) e persino da un’università algerina. Le discipline spaziano dall’economia alla sociologia, dalla giurisprudenza alla psicologia, dalle scienze politiche alle STEM: un crocevia di prospettive che testimonia la vitalità della ricerca accademica italiana.
Fra le 37 valutate, 13 tesi sono state premiate, tutte scritte da donne.
È un segnale importante, ma anche una riflessione necessaria: il tema del “talento femminile” è ancora percepito come un argomento per le donne, mentre in realtà riguarda tutti: uomini e donne, imprese, istituzioni e comunità. Perché la parità non è solo una questione di giustizia, ma una strategia di sviluppo.
Secondo le stime dell’Istituto Europeo per la Parità di Genere (EIGE), se la partecipazione delle donne al lavoro fosse pari a quella degli uomini, entro il 2050 il PIL italiano crescerebbe del 12 %.
Eppure, nel 2024 il tasso di occupazione femminile in Italia si è fermato al 53,5 %, contro il 71,1 % maschile: quasi una donna su due in età da lavoro resta tuttora fuori dal mercato.
Le tesi premiate raccontano proprio questa distanza e le vie per colmarla.
Alessia Luzzati (Università di Bologna) ha indagato i sistemi di welfare di Italia e Spagna attraverso una lente di genere, mentre Sofia Borgogni (Università di Trento) ha ridiscusso i modelli familiari europei analizzando il caso delle due Germanie. Nel campo economico, Cinzia Delfino (Ca’ Foscari) ha analizzato l’impatto della parità di genere e della formazione specialistica sugli investimenti in venture capital, mostrando che ridurre il gender gap significa anche favorire la crescita economica dei Paesi, e Emma Giacomobono (Bologna) ha esplorato le norme sociali che condizionano le scelte degli studenti e delle studentesse universitarie.
Accanto a loro, Rebecca Soldo (Università di Trento) e Chiara Baldan (Università di Padova) hanno riflettuto sul tempo della maternità, tra intenzioni di fertilità e traiettorie di vita, mentre Anastasia Granato (UniMI) ha indagato il valore dell’uguaglianza di genere nelle imprese.
Dal diritto alla psicologia, Giulia Cortopassi (Università di Trieste) ha affrontato il tema dei diritti sessuali e riproduttivi tra Colombia e Stati Uniti, e Alessia Spiga (Università di Trento) ha proposto un’analisi sulla certificazione di parità di genere come strumento di innovazione organizzativa.
Le sezioni STEM hanno premiato Noemi Boldini (Università di Torino) e Simona Russo (Università di Padova) per i loro studi su divari di genere nella matematica e sull’autoefficacia del coding tra le bambine della scuola primaria.
Chiudono la rosa Beatrice Caniglia (Università di Trento), con una ricerca sulla singlehood e i percorsi lavorativi, che apre interrogativi su quanto le politiche di conciliazione abbiano davvero sostenuto le donne, o piuttosto ampliato la diversità dei loro destini, e Eleonora Cornacchia (La Sapienza), che ha dato voce alle donne migranti tra Italia e Spagna in una prospettiva intersezionale.
Tredici prospettive diverse, un unico filo conduttore: la convinzione che la parità di genere sia una risorsa per la crescita collettiva, non una rivendicazione di parte.
Ogni tesi aggiunge un tassello a una narrazione più ampia, quella di un’Italia che cerca nuovi equilibri tra carriera e vita, tra diritti e opportunità. Questi lavori raccontano un mondo che cambia, ma non abbastanza in fretta.
Eppure, nel rigore e nella passione di queste giovani studiose si intravede una speranza concreta: la consapevolezza che il cambiamento non si misura solo in leggi o percentuali, ma nella cultura che abita le nostre scelte quotidiane.
La giuria del Premio Valeria Solesin, composta da docenti delle università di tutta Italia e di tutte le discipline coinvolte premia ogni anno non solo l’eccellenza scientifica, ma anche l’impegno civile.
Il premio stesso è un atto di memoria attiva: un modo per trasformare una tragedia in energia sociale e per dire che la ricerca può essere anche gesto di cura verso il mondo.
E mentre il pensiero di Valeria continua a ispirare nuove generazioni, è in corso la nona edizione del Premio, che culminerà il 27 novembre 2025 con la cerimonia di premiazione.
Un appuntamento che rinnova la promessa di un’Italia capace di valorizzare il talento, la competenza e la passione delle sue giovani menti, perché il futuro, come insegnava Valeria, sia un progetto da costruire insieme.