Liberare la PA

Riflessioni di Nicolò Boggian, Daniele Tumietto

I Casi di due aziende, Phase e Buzzoole, di cui si è parlato recentemente, testimoniano che, salvo rare eccezioni di eccellenza e straordinario impegno civico, la Pubblica amministrazione italiana è ancora incagliata e rappresenta uno, se non il principale, ostacolo alla crescita dell’economia e allo sviluppo di una società sana.

Permane una situazione in cui vi sono ancora persone poco motivate o poco preparate e vi è una grande confusione normativa che si accompagna ad una definizione di obiettivi poco chiari.

Bellissimo è stato il recente editoriale di Sabino Cassese che ha spiegato con grande lucidità come uno dei problemi della macchina statale sia l’eccessiva invadenza del Legislatore e della Politica in questioni troppo tecniche e di dettaglio che finiscono per ingessare l’operatività della macchina amministrativa invece di dare degli strumenti concreti per agire. Su questo immobilismo qualcuno prospera, mentre il cittadino e le aziende attendono invano servizi efficaci, che gli facciano perdere meno tempo, a cui si aggiunge un’eccezionale pressione fiscale a loro carico.

I buoni casi di amministrazione sono proprio quelli in cui i gestori, commissari o dirigenti riescono, per varie ragioni (urgenza, specificità o situazioni contingenti) a liberarsi del controllo oppressivo delle norme e delle formalità applicando criteri di buon senso e non formalismi bizantini. Per contro i casi di corruzione, invece che puniti severamente e in modo rapido, vengono utilizzati per irrigidire ancora di più le norme senza poi avere degli strumenti chiari di controllo e di verifica dei risultati degli enti pubblici.

Proprio pochissimi giorni fa è stato pubblicato il testo definitivo del decreto di modifica del D.Lgs. 33/2013 di revisione delle disposizioni in materia di trasparenza, con cui si introduce anche quello che pomposamente abbiamo voluto definire il Freedom of Information Act, o FOIA, italiano.

Esso rappresenta un passo indietro sulla trasparenza a favore del cittadino perché nel D.Lgs. 22/2013 era esercitabile per i cittadini il diritto civico alla trasparenza, mentre ora esso è stato limato e ridimensionato, introducendo un’eccessiva burocrazia.

Appare altresì grave e negativo che gli obblighi di pubblicazione a cui devono sottostare le pubbliche amministrazioni, già in essere grazie all’implementazione della sezione “Amministrazione Trasparente” dei siti web delle PA, saranno sostituiti da informazioni da pubblicare a link e/o banche dati che non sono state definite ne indicate. A tutto questo si aggiungono tipologie di accesso differenti (ben tre!) che complicheranno ulteriormente i diritti dei cittadini ad avere accesso ai dati.

Come dice quindi giustamente Cassese, la prima cosa da fare per avere una Pubblica amministrazione più efficiente è di liberarla dal controllo di regole troppo specifiche e puntuali.

Secondariamente il Legislatore e la Politica devono garantire alcune importanti condizioni per cui la macchina amministrativa possa funzionare.

La prima condizione è di avere una Leadership credibile. Ovvero qualcuno ai vertici che possa vantare risultati concreti, competenze e il rispetto della comunità professionale, semplici endorsement politici o l’aver superato esami formali non basta.

La seconda condizione è che la macchina amministrativa si basi sull’ascolto dei dipendenti pubblici, e questo non significa che bisogna barattare il silenzio connivente del personale con un rinnovo contrattuale o un piccolo aumento o la sicurezza del posto fisso. Significa che il personale deve essere ascoltato, coinvolto, motivato e responsabilizzato.

Il terzo punto è la Meritocrazia. Serve avere dei Meccanismi premiali veri, non premi a pioggia, e un’opportuna flessibilità organizzativa per spostare chi non è adatto ad una mansione e dare maggiore responsabilità a chi merita. Questo perché uno dei fenomeni tipici della Pa italiana è la grande variabilità dei risultati come dimostrano i test Invalsi, le performance dei Tribunali, della Scuola e della Sanità.

L’ultimo punto, forse il più importante, è l’utilizzo del Giudizio del cittadino come principale barometro del successo o insuccesso di un ente e di un’organizzazione. Non avendo un mercato o dei competitor gli enti pubblici devono mostrare in modo trasparente quali sono i propri obiettivi e se e come li hanno raggiunti ed avere dei sistemi di monitoraggio della soddisfazione del cittadino nell’utilizzo dei servizi. Se ci fossero questi strumenti emergerebbero differenze di risultato e sarebbe possibile premiare chi Merita in modo importante.

Aspettiamo quindi con speranza il Testo Unico del Pubblico Impiego in prossima uscita e auspichiamo che possa tenere in considerazione questi punti, per dare completamento, dopo due anni, ad una riforma che sia una vera opera di Liberazione nazionale della Pubblica Amministrazione.

Una riforma che metta al centro la soddisfazione del Cittadino e non del Legislatore.

Anche tu puoi contribuire al riconoscimento del merito