Pubblichiamo di seguito lo speech tenuto dalla nostra Presidente Maria Cristina Origlia per la quarta edizione del Premio Valeria Solesin 2020, dedicato al talento femminile quale fattore critico per lo sviluppo dell’economia, dell’etica e della meritocrazia nel nostro Paese, in occasione della cerimonia di premiazione il 26 novembre 2020.
Costruiamo insieme la gender equality
Un caloroso benvenuto in particolare a tutti i ragazzi che si sono candidati, alle vincitrici, alle aziende sostenitrici, agli enti e istituzioni che ci hanno sempre supportato e alle università, senza le quali sarebbe impossibile ricevere ogni anno decine e decine di tesi da tutta Italia.
Riprendo il messaggio della ministra Bonetti, che ci ha ricordato quanto il Premio non sia solo un omaggio alla memoria di Valeria, ma anche un richiamo alla responsabilità collettiva nel portare avanti il suo impegno per l’affermazione del talento femminile.
Il lavoro corale, avviato nel 2016, non solo ci ha permesso di premiare più di 45 lavori di laurea con riconoscimenti economici, a fronte di oltre 160 candidature, ma ha anche dato un significativo contributo a una svolta culturale, del paese, nella prospettiva più ampia del Merito.
Non è un caso, infatti, il Premio sia nato nell’alveo del Forum della Meritocrazia, associazione nata nel 2011, con il proposito di promuovere e diffondere la cultura del Merito nel nostro paese, attraverso una serie di progetti concreti che si rivolgono a giovani organizzazioni e istituzioni – pubbliche e provate – in modo da creare un eco-sistema meritocratico, in cui vengano valorizzati i talenti e riconosciuto il valore dello studio, dell’impegno, delle competenze, per ricostruire quel clima di fiducia necessario per il tessuto sociale e lo sviluppo economico.
Dunque, le pari opportunità, (o per meglio dire) l’equilibro di genere per noi è uno dei pilastri del Merito. Perché è chiaro che se fossimo una società/mercato del lavoro più meritocratica– nel senso inclusivo in cui lo intende il FdM, in cui prevalessero anche gli altri pilastri di trasparenza, libertà di fare impresa, mobilità sociale, attrattività dei talenti, qualità del sistema educativo e le regole – allora tutte le discriminazioni sarebbero assai mitigate e tutti trarrebbero vantaggio dal potenziale innovativo e dalla ricchezza delle diversità, tutte, non solo di genere.
È ciò che si tocca con mano nelle realtà dove esistono condizioni meritocratiche, da PA ad aziende profit e no profit, a centri di ricerca, sino a livello paese, dove abbiamo anche riscontrato una sovrapposizione tra Meritometro, indicatore del livello meritocratico di un paese (che si traduce immediatamente in competitività) con indicatore di qualità della vita, quindi con ricadute sul benessere, inteso ben – essere.
Credo che guardare alla gender equality da questa prospettiva, che solo apparentemente si allontana, possa in aiutare a rinnovare e anche alzare il dibattito e le policy per perseguire un obiettivo più condiviso, un’evoluzione dell’intera società, che i tempi che stiamo vivendo richiedono con urgenza – conseguenti in un momento di necessaria progettazione e speriamo rigenerazione, dopo l’acuirsi delle disuguaglianze di genere, e non solo, esplose con la pandemia.
Ora, questo non significa che il tema dell’affermazione femminile non abbia delle specificità, che derivano da secoli di dominio maschile in tutte le discipline, che hanno relegato le donne in un angolo, alimentato false credenze, pregiudizi e stereotipi, tutti molto utili per mantenere saldo il potere.
Ma la buona notizia è che che negli ultimi anni, stiamo facendo importanti passi avanti grazie alla ricerca scientifica, che sta smontando una dopo l’altra le teorie secondo le quali il cervello femminile è inferiore a quello maschile. Mettendo una volta per tutte in chiaro che non ci sono differenze biologiche. E questo – è bene dirlo – è il risultato dell’entrata di più donne nel mondo della scienza, che vi hanno portato una prospettiva di genere.
Parallelamente, stanno anche moltiplicandosi gli studi che cercando le origini di attitudini diverse (v. STEM) e sta emergendo sempre più chiaramente che dipende dall’educazione, dai giochi, dai comportamenti a cui si è esposti sin dalla tenera età.
Poi, certo, l’aumento della presenza femminile nei posti di potere, dal privato al pubblico alla politica sono fondamentali, anche perché portatrici di una leadership solitamente più attenta al sociale e all’ambiente, due temi prioritari dell’agenda attuale.
E figure come quella di Kamala Harris, Ursula Von der Layen, Merkel, ma per stare in Italia, la stessa ministra Bonetti, ma anche la neo rettrice della Sapienza, Antonella Polimeri rivestono una valenza potente nel cambiare l’immaginario delle giovani generazioni.
Detto questo, desidero concludere con un invito alla ragazze giovani e di ogni età – come ho scritto nel libro dedicato al Premio che sarà presentato dopo la Premiazione, che ricordo essere il secondo di una collana del FdM con l’editore Guerini, che ringrazio – l’invito a tenere sempre presente c’è anche una dimensione di responsabilità individuale nel lavorare sulla nostra autoconsapevolezza, nel ricordarci di essere padrone di noi stesse e delle nostre scelte, nel coraggio di farci avanti e di crederci fino in fondo.
In questo percorso, è importante circondarsi di alleati (machi e femmine), costruendo reti relazionali, networking professionali e partecipando ad associazioni. Il Premio Valeria Solesin è anche questo, il FdM è anche questo e offre un programma di mentoring gratuito (v. Incubatore di Talenti), che potrebbe risultare utile a tutte.
Maria Cristina Origlia
Presidente Forum della Meritocrazia
26 novembre 2020